FOTO DELLE ISOLE TUVALU (DESTINATE A SCOMPARIRE SE LE NAZIONI NON DIMINUIRANNO L'EMISSIONE DI GAS SERRA)

mercoledì 13 febbraio 2008

SOLUZIONI PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI: IL CASO HALIFAX

Come promesso, mostrerò soluzioni concrete per la gestione del ciclo dei rifiuti. I cittadini potranno verificare che la gestione del ciclo dei rifiuti può avvenire in altro modo, così come avviene in altri paesi, e può creare dei posti di lavoro anche altamente qualificanti NELLE ZONE DI INTERESSE, mentre altrimenti si creano posti di lavoro SOLO nelle zone delle aziende che costruiscono i termovalorizzatori. Le proposte concrete cominciano dal “copiare” quello che fanno gli altri e che funziona. E’ la cosa più semplice ed efficace, inutile sforzarsi nel reinventare la ruota.
Prima di descrivere la nostra prima proposta, voglio far notare che negli altri paesi si parla di progetti ambientali e si utilizzano le tecniche consolidate di project management. Non si improvvisa nulla né si lavora sotto crisi. Il Project Management aiuta l’ambiente e DEVE cominciare ad essere usato in Italia dalla PA per quanto riguarda la gestione dell’ambiente. Cosa significa utilizzare il Project Management? Significa individuare degli obiettivi, fare un piano di lavoro per realizzarli e controllare la loro realizzazione, affidando ad una persona la responsabilità del completamento del progetto. Molto semplice. Ovviamente la parte importante sono gli obiettivi, che DEVONO essere politici. Vedremo che anche gli obiettivi “educativi” nei confronti delle persone sono realizzabili se attuati sistematicamente.
Il primo progetto da prendere a modello (la fonte è Greenpeace) è quello realizzato in Halifax in Canada.

Il Municipio di Halifax ha una popolazione base di circa 350.000 abitanti in 133.000 abitazioni circa, con una produzione annuale di 260.000 tonnellate di rifiuti. Per anni i municipi dell'area, come Halifax, Bedford, Dartmouth e la più rurale Contea di Halifax, hanno fatto affidamento allo smaltimento in discarica, come metodo primario di gestione dei rifiuti. Uno dei criteri stabiliti dal Comitato della Comunità di Stakeholders (gli stakeholders sono persone che hanno un interesse nel progetto) , che partecipava al processo di pianificazione della strategia sui rifiuti, era il non poter smaltire in discarica l'organico grezzo. Il Comitato riteneva fosse più sensato farlo degradare il più velocemente possibile in un ambiente controllato, per poi smaltirlo in discarica una volta stabile, piuttosto che usare tempo e denaro per evitare i problemi causati dalla presenza diretta di tale materiale in discarica. Gli Stakeholders intuivano che la migliore soluzione fosse basare il programma di raccolta e gestione sulla separazione alla fonte. Credevano che se il sistema si fosse basato solo sul trattare i rifiuti misti in un impianto centralizzato, non avrebbe incentivato la gente a imparare qualcosa sulla gestione dei rifiuti e a modificare le proprie abitudini di consumo. Fondare il programma sulla separazione alla fonte significava far avvenire anche la riduzione e riuso dei rifiuti.
Il Comitato stabiliva che i rifiuti fossero separati in tre flussi: riciclabili, compostabili e rifiuti residui. (venivano raccolti anche i rifiuti urbani pericolosi). Il piano richiedeva anche la costruzione di un impianto per i rifiuti domestici pericolosi, di una discarica
moderna, di un impianto di trattamento e stabilizzazione dei rifiuti urbani misti e di impianti di compostaggio.

Il sistema per la raccolta dei rifiuti include:
- La separazione alla fonte dell'organico, riciclabili e rifiuti residui. Raccolte bisettimanali di organico e rifiuti residui
- raccolta settimanale dei riciclabili (bisettimanale nelle aree rurali)
- uso di carri areati per la raccolta organica
- una sede che includa un impianto di trattamento dei rifiuti misti in grado di lavorare 119.000 ton/anno di RSU, un sistema di compostaggio a 13 canali con letto mobile per trattare i rifiuti eterogenei una volta rimossi i riciclabili
- una discarica per i rifiuti stabilizzati.
Il flusso totale dei rifiuti solidi è costituito per il 55% dal settore residenziale e per il 45% da quello commerciale. I settori istituzionali, commerciali ed industriali sono responsabili delle proprie raccolte.

Cosa impariamo da questo progetto? Impariamo quanto segue:
a) Si devono coinvolgere tutti i soggetti interessati (popolazione, industria, etc) per definire la strategia di gestione dei rifiuti
b) Si deve creare un Comitato della Comunità Locale per seguire il progetto
c) La separazione dei rifiuti la fanno i cittadini, proprio per "educarli" al rispetto dell'ambiente
d) La Raccolta alla fonte avviene in tre flussi (praticamente tre bidoni...): riciclabili, compostabili e rifiuti residui
e) Si devono costruire vari impianti: un impianto per i rifiuti domestici pericolosi, una discarica moderna, un impianto di trattamento e stabilizzazione dei rifiuti urbani misti e impianti di compostaggio
I Punti a), b) c) d) ed e) si possono benissimo considerare come obiettivi "strategici" o "politici" per un progetto di gestione dei rifiuti da attuare nei nostri comuni, magari aggiungendo anche qualcos'altro , come ad esempio la percentuale di riciclo da raggiungere entro un determinato periodo.

martedì 5 febbraio 2008

LETTERA DI SCIENZIATI ITALIANI CONTRO I TERMOVALORIZZATORI

Dal sito di BeppeGrillo riporto una lettera aperta di scienziati italiani al Commissario Europeo Dimas, che di seguito pubblico. Spero proprio che in Puglia li ascoltino, visto quanto sta succedendo (vedi http://www.rassegnastampacrp.com/archivio.aspx?id=39668). Personalmente, a breve comincerò a parlare di come gli altri paesi stanno risolvendo il problema.
Ecco la lettera.

"Egregio Commissario Dimas,siamo cittadini italiani e siamo costernati per quanto sta capitando nel nostro paese, ormai diventato lo zimbello del mondo per la vicenda dei rifiuti in Campania. Oltre 14 anni di gestione in regime di emergenza non hanno risolto assolutamente nulla, anzi hanno aggravato sempre più un problema che non ha assolutamente nulla di “emergenziale” perché in tutti i paesi del mondo si producono rifiuti.Le direttive dell’UE forniscono una chiara gerarchia dei trattamenti per il loro smaltimento: riduzione, riciclo, riuso, e solo per la quota residua recupero energetico e non solo tramite incenerimento. Purtroppo la crisi napoletana appare del tutto strumentale al fare passare nel nostro paese l’incenerimento come metodo privilegiato per la soluzione del “problema rifiuti”, ribaltando completamente ciò che la stessa UE suggerisce. In Italia non sono messe in atto, se non in singole virtuose realtà grazie ad amministratori responsabili , quei metodi di raccolta (door to door) che responsabilizzano i cittadini e che possono garantire una buona qualità del prodotto differenziato ed il loro effettivo recupero.L’incenerimento continua ad essere incentivato, solo nel nostro paese, come fonte di energia rinnovabile, nonostante il minimo rendimento energetico di questi impianti (che sono per la maggior parte impianti di rifiuti tal quali), i gravi danni all’ ambiente e all’ economia che anche di recente si sono registrati( latte contaminato oltre il consentito da diossine a Brescia, territorio già gravemente inquinato, ove funziona il più grande inceneritore d’ Italia) e nonostante il fatto che il kilowattora ottenuto bruciando rifiuti, sia quello gravato dalla massima emissione di CO2.Numerosissimi sono gli studi che hanno evidenziato danni alla salute sulle popolazioni esposte, danni che nessuno può escludere anche con i “nuovi” impianti e che hanno indotto migliaia e migliaia di medici, di cittadini, di intellettuali, di associazioni ambientaliste a prendere posizioni anche con esposti e denunce alla Magistratura, affinché venga semplicemente fatto ciò che in tutto il mondo civile si fa, mettendo al primo posto la salvaguardia dell’ ambiente per la tutela nostra e di chi verrà dopo di noi.Commissario Dimas, La supplichiamo, ci ascolti, faccia tutto quanto è in suo potere affinché si scongiuri questo ennesimo disastro, affinché si facciano scelte che guardano avanti e non indietro, all’ età del fuoco." Firmato, tra gli altri, da: Prof. Angelo Gino Levis - genetista, Dr.Patrizia Gentilini - oncologo, Prof. Gianni Tamino - biologo, Dr. Giovanni Ghirga - pediatra e potavoce dei Medici per l’ Ambiente e la Salute Alto Lazio, Dr. Luigi Carpentiero - Medico del Lavoro, Dr. Stefano Montanari – Direttore Scientifico Laboratorio nanodiagnostics

lunedì 4 febbraio 2008

ASSURDITA' "ENERGETICHE"

Alcune azioni di “rispamio energetico” da parte del Comune di Mottola meritano di essere segnalate per la loro assurdità. Il Comune ha dapprima anticipato lo spegnimento delle caldaie delle scuole comunali posticipandone l’accensione alle 7 e anticipandone lo spegnimento alle 11. Badate bene che si parla di scuole elementari e materne, con bambini e insegnanti che rimangono al freddo. Il consigliere comunale Gentile ha fatto un’interrogazione e ha protestato, fornendo i dati ai cittadini. La risposta di Forza Italia, partito del Sindaco, non si è fatta attendere ed è uscita su manifesti. Eccola:

"Per quanto riguarda il riscaldamento scolastico dobbiamo ricordare al consigliere di maggioranza dr.Gentile, che per le sezioni distaccate del Lentini presso la Perasso, la provincia di Taranto non ha mai pagato la quota di competenza per il riscaldamento. Si precisa inoltre che, per tutte le scuole, abbiamo solo ritardato l'accensione del riscaldamento di un'ora mentre lo spegnimento resta fissato per le ore 12:00".

Peccato che siano stati sbugiardati da un atto della Provincia (con data anteriore) e da un atto del Comune in cui si dice di ripristinare l’orario dalle 6 alle 12 (smentendo clamorosamente quanto scritto sul manifesto) e da un altro atto che antecedentemente a questa decisione ordinava l'accensione nell'orario 7-11. Tutta questa storia si può osservare sul sito

http://www.rifondazionemottola.it/content/view/129/1/

E pensare che stiamo nel XXI secolo: basterebbe dotare le scuole di termostato ambientale.