FOTO DELLE ISOLE TUVALU (DESTINATE A SCOMPARIRE SE LE NAZIONI NON DIMINUIRANNO L'EMISSIONE DI GAS SERRA)

mercoledì 22 ottobre 2008

IL DRAMMA DEI RIFIUTI IN CAMPANIA CONTINUA...

Berlusconi ed il governo dicono che la Campania è pulita ( e il bello è che alcuni esponenti del PD gli danno pure ragione, implicitamente, in TV). FALSO !!! Guardate questo bel sito di denuncia ambientale di alcuni giovani campani.

www.laterradeifuochi.it

E guardate le porcherie che stanno succedendo in Campania, mentre Saviano viene minacciato impunemente dalla Camorra.... Firmiamo anche il seguente appello a favore di Saviano

Roberto Saviano è minacciato di morte dalla camorra, per aver denunciato le sue azioni criminali in un libro - "Gomorra" - tradotto e letto in tutto il mondo. E' minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo Paese. Un giovane scrittore, colpevole di aver indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, "Repubblica", e di tacere.
Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra. Ma il caso Saviano non è soltanto un problema di polizia. E' un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini.
Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008.


Firmate qui
http://www.repubblica.it/speciale/2008/appelli/saviano2/index.html

martedì 21 ottobre 2008

PETIZIONE ON-LINE CONTRO LA 112/08

Al Presidente del Consiglio Sivio Berlusconi, Ministro Giulio Tremonti e Ministro Mariastella Gelmini
L’alta formazione, la ricerca e l’innovazione sono gli elementi-cardine della crescita e dello sviluppo di un paese nella società globale della conoscenza. Mentre i nostri competitors europei e mondiali investono in questi settori ingenti risorse e significative percentuali del PIL, in Italia, i finanziamenti, già scarsi, si sono via via ridotti ed il D. L. 112/08 del Ministro Tremonti peggiora la situazione. Il D. L. contiene articoli che impongono tagli pesanti e indiscriminati, che avranno effetti devastanti su università e ricerca pubbliche, e per conseguenza sullo sviluppo culturale e tecnologico del paese.
Nelle università e negli enti di ricerca siamo costretti da anni a lavorare in cronica carenza di fondi. Con il D. L 112/08 si è superato ogni limite. Vengono infatti introdotte misure, come il taglio dei fondi di finanziamento ordinario e il sostanziale blocco del turnover, che causeranno rapidamente la paralisi, azzerando le possibilità di crescita e rinnovamento degli atenei e le speranze di carriera di giovani migliori, che saranno costretti – come già avviene – ad andare a lavorare per i nostri competitori. Inoltre, l’art. 16 del D.L, che offre la ‘libertà’ alle Università di trasformarsi in fondazioni, appare un rimedio tecnicamente ben poco efficace e segnala un forte regresso culturale del Paese nel dichiarare la propria indisponibilità a investire nel sistema pubblico. L’università italiana rischierà così di trasformarsi in uno pseudo-liceo, contenitore di una didattica povera e minimale, esamificio da cui la ricerca scientifica sarà espulsa, come un corpo estraneo.
Un primo passo verso il risanamento avrebbe dovuto prevedere l’attuazione di un sistema serio, severo e trasparente di valutazione per tagliare le sacche d’improduttività, colpendo senza esitazione fannulloni e nepotisti. Con il D. L. 112/08 ed i suoi tagli ‘lineari’ (ovvero uguali per tutti), invece, si penalizza la parte migliore degli Atenei e dei centri di ricerca, quella che lavora, produce e studia, pur tra mille difficoltà. Si tratta di una reale emergenza, un colpo mortale per la cultura, l’istruzione e la ricerca pubblica nel nostro paese.
Per evitare che l’Italia scivoli irrimediabilmente verso un inarrestabile declino culturale, sociale ed economico, invitiamo il Ministro Tremonti ed il Governo a rivedere drasticamente gli articoli del D. L. 112/08 che riguardano l’università, introducendo allo stesso tempo strumenti di valutazione affidabili e internazionalmente riconosciuti per intraprendere un vero risanamento del sistema italiano dell’università e della ricerca.
firmate su :

http://www.petitiononline.com/ricerca1/petition.html

giovedì 16 ottobre 2008

I RISCHI DELLA GELMINI: COSA PENSEREBBE CALAMANDREI OGGI?

Pietro Calamandrei è stato uno dei padri fondatori della Repubblica, ed una delle nostre figure di maggiore spicco, forse il miglior giurista del secolo scorso (il Codice Penale si basa a tutt’oggi interamente su alcuni suoi scritti). E’ morto nel 1956, dopo un passato di Antifascista ed essere stato eletto in varie legislature. Era Avvocato e Docente Universitario. Quando ho letto il suo discorso pronunciato nel 1950 a difesa della scuola pubblica ed ho pensato al Decreto Gelmini, fatto da un ministro che sino a poco prima era stato Coordinatore Regionale di Forza Italia in Lombardia, mi sono venuti i brividi. Per la prima volta in vita mia. I commenti tra parentesi quadra sono i miei.

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950.
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante [NEL NOSTRO CASO, IL PDL] , il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche [DECRETO GELMINI], a screditarle [I PROFESSORI MERIDIONALI CHE SECONDO LA GELMINI HANNO BISOGNO DI STUDIARE], ad impoverirle [LE RISORSE DA LEVARE ALLA SCUOLA CON I DECRETI GELMINI]. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private [LA LEGA HA FATTO PASSARE UN EMENDAMENTO PER CUI LA RESIDENZA VALE PIU’ DEL TITOLO DI STUDIO. UN MERIDIONALE CON LAUREA NON INSEGNERA’ AL NORD A MENO DI NON AVERE LA RESIDENZA]. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice di quelle di stato [ESATTAMENTE LA PROPAGANDA DEL CENTRO DESTRA]. E magari si danno premi, come ora vi dirò. O si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private [NON VI RICORDA QUALCOSA? ]. A quelle scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare [QUELLO CHE VUOLE LA LEGA]. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

(Pubblicato nella rivista Scuola Democratica, 20 marzo 1950).

mercoledì 15 ottobre 2008

LA PRIMA VOLTA DELL’EUROPA

Noi europei, a volte, non ci rendiamo conto di come l’Europa stia diventando la vera grande potenza del mondo occidentale, pronta a sostituire la leadership degli Stati Uniti, con o senza Obama. Tutto questo con un sottotono tipicamente europeo, senza grandi clamori. Lo dimostra la reazione dei mercati al piano UE per evitare la crisi senza precedenti del mercato finanziario, comparata con la reazione avuta dai mercati al piano Bush. Oggi i titoli sono schizzati verso l’alto, tutte le borse segnano positività che sarebbe a due cifre se alcuni titoli non fossero stati sospesi per eccesso di rialzo. Chiediamoci cosa vuol dire tutto questo. L’Europa ha dimostrato ai mercati di avere una politica comune, ed ha fornito una risposta credibile da parte di 15 paesi, di cui ben 3 (Italia, Germania e Francia) del G7. Ma l’inserimento della Gran Bretagna al tavolo dell’Eurogruppo, che non fa parte dell’area Euro, è stata una scelta politica di prim’ordine, che ha denotato un’apertura dell’Europa che, forse, i mercati si aspettavano ma non credevano possibile: 4 paesi del G8 hanno adottato un piano comune grazie all’Europa ed ai suoi politici. Tutti i 15 paesi dell’area UE e la Gran Bretagna adottano un piano credibile i cui punti principali sono i seguenti:

 i governi daranno garanzie pubbliche per il rifinanziamento del sistema bancario. Rifinanziamento, però, limitato alla fine del 2009, a condizioni di mercato
 I governi potranno rafforzare il capitale delle proprie banche, garantendo la liquidità per aiutare le famiglie e le piccole imprese;
 Il management che sbaglia va a casa. Addio stock optino folli

Il non aver dato alcuna cifra, rimandando ai governi nazionali l’esposizione delle cifre il giorno seguente, può sembrare un punto di debolezza, ma, a ben riflettere, è stato un punto di forza. Che senso ha buttare numeri senza un’attenta riflessione interna? Non è credibile (è equivalente a scrivere un piano industriale in 2 giorni e presentarlo a dei potenziali finanziatori: ti riderebbero dietro). Ed il mercato ha risposto positivamente, stando a quanto è successo nelle borse Europee, dell’Asia e dell’Oceania, dove ci sono stati forti rimbalzi dei titoli. Perché non è successo la stessa cosa con il piano Paulson-Bush? Con il senno di poi, possiamo dire che i mercati sapevano che gli Stati Uniti, da soli, non ce l’avrebbero fatta. Anche se lo Tsunami parte dal centro delle acque, volevano verificare come reagivano i possessori delle “spiagge” che dovevano essere raggiunte dall’ondata di crisi finanziaria: i governi europei, che formano, insieme, la maggiore potenza mondiale. Ed i governi europei hanno reagito nella maniera migliore, garantendo cittadini, piccole imprese e posti di lavoro. Hanno reagito in maniera comune, aiutando a costruire le barriere sulle “spiagge” invece che mettersi in salvo singolarmente. E questo è stato apprezzato dai mercati. Molto prima che i governi UE stanziassero oltre 2000 miliardi di euro per fronteggiare la crisi (la sola Germania ne ha stanziati 480). Una forza economica enorme, se fronteggiata con quella statunitense del piano Paulson-Bush. Ma l’analisi non si deve fermare qui. Il Piano Paulson-Bush è stato fermato una volta alla Camera degli Stati Uniti. Anche qui l’Europa si è fatta sentire, premendo per una presa di responsabilità degli Stati Uniti. Conclusioni? L’Europa sta diventando sempre più il riferimento mondiale per l’economia. Dà credibilità ai mercati. E, quindi, ha strappato la leadership agli Stati Uniti. Dovremmo ricordarcelo sempre più, in futuro.

mercoledì 1 ottobre 2008

FASCISTI COL PALLONE

Un articolo del 1° Ottobre su Repubblica, a firma di Corrado Zunino, parla di alcuni calciatori che subiscono il fascino della camicia nera del fascismo. Cita Abbiati, portiere del Milan, Cannavaro, Buffon. Pare che Abbiati abbia detto, stando all’articolo, "del fascismo condivido ideali come la patria, i valori della religione cattolica e la capacità di assicurare l'ordine", ed ancora “rifiuto le leggi razziali, l'alleanza con Hitler e l'ingresso in guerra". Ricordo un indimenticabile Massimo Troisi, interprete in un film sul fascismo, che rispondeva, a chi diceva che Mussolini faceva arrivare i treni in orario, che bastava un capostazione per far rispettare l’orario dei treni, non un capo di stato (ogni riferimento ad Alitalia è puramente casuale). Ma cosa vuol dire assicurare l’ordine? Detto così, è molto superficiale. Pertini, il mai abbastanza compianto Presidente della Repubblica, disse in un suo discorso che le dittature sembrano belle a vedersi, c’è ordine e silenzio, ma aggiungeva che era l’ordine delle galere e il silenzio dei cimiteri. Credo che volesse dire che in democrazia esistono delle leggi, e per avere l’ordine occorre farle rispettare. Non ci vogliono Hitler e Mussolini, ma leggi serie, con certezza della pena, come in ogni altra parte del mondo. Mi viene poi da ridere sui valori della religione cattolica del fascismo… Il famoso crocifisso in tutte le classi… Quindi Abbiati non condanna l’omicidio Matteotti, l’olio di ricino fatto bere agli avversari politici, le manganellate date a chi si opponeva, le camere del lavoro bruciate insieme ai libri, l’omicidio dei Fratelli Rosselli, i migliori intellettuali italiani messi in galera, la “Scienza Fascista”, e così via. Il bello è che nessuno si indigna se i nostri calciatori parlano in questo modo, dando pessimi esempi. Mi chiedo due cose: come mai calciatori che guadagnano milioni di euro accarezzano le idee del fascismo? Perché nessuno reagisce? Io non ho mai capito (ma ho il difetto di essere una persona razionale) chi accetta il fascismo. Come fanno ad accettare un mondo di violenza e pestaggi? Come fanno a negare l’Olocausto e i campi di concentramento? Se non vi sono motivazioni razionalmente difendibili, allora dobbiamo andare nel campo dell’irrazionale. E se ragioniamo nel campo dell’irrazionale, stranamente troviamo forse una spiegazione: difesa di privilegi acquisiti. E manipolazione di chi questi privilegi non li ha, ma è abbastanza debole psicologicamente per difenderli anche contro i propri interessi (si pensi a quanti nelle curve ultrà di destra sono degli spiantati). Domandiamoci: è corretta una difesa a tutti i costi di questi privilegi in una democrazia? Da un punto di vista politico sì, ma con una precisazione. Io posso votare il partito che difende i miei privilegi, ma questo partito deve difenderli all’interno della nostra Costituzione, che non è fascista. E la nostra Costituzione garantisce anche i poveri o i meno fortunati, garantendo un equilibrio. Ad esempio, i calciatori devono pagare le tasse senza scappatoie all’estero. Le società non possono fare operazioni in nero, e così via. Chi invoca il fascismo, secondo me, non accetta tutto questo. Vuole “l’ordine” e la “pulizia”, il che vuol dire vivere con i propri privilegi senza risolvere i problemi degli altri e cercare delle leggi uguali per tutti. Egoismo allo stato puro.
Spiegato questo punto, cerchiamo di capire perché nessuno reagisce e certe dichiarazioni non suscitano sdegno. Tempo fa, Mario Scaccia, grande attore di teatro, lamentava come gli spettatori di oggi avessero perso la capacità del pernacchio nei confronti di opere teatrali obbrobriose. Credo che la stessa considerazione si può applicare nel nostro caso. La capacità di critica, oggi, non è esercitata ed, anzi, è vista con sospetto, in quanto allontana da una massificazione acritica che fa comodo a molti. A cosa serve, si possono chiedere in molti, contestare il fascismo e Salò quando un Ministro della Repubblica e il Sindaco di Roma parlano con affetto dei repubblichini che combatterono contro i partigiani e allo stesso tempo difendono i valori democratici? Il messaggio sembra essere: le due cose possono coesistere, e quindi nessuno si indigna. Ahimè, non è così. La giustificazione di scelte che hanno difeso valori irrazionali, come il fascismo ed il nazismo, è irrazionale di per sé. E contraria alla Costituzione, che è basata sulla lotta al fascismo. L’irrazionalità e l’ignorare la Costituzione, purtroppo, generano i mostri, parafrasando Brecht, come quelli che si dicono fascisti e che non credono all’Olocausto. Ma forse mostri sono anche, e forse più degli altri, coloro che non si indignano per questo.