FOTO DELLE ISOLE TUVALU (DESTINATE A SCOMPARIRE SE LE NAZIONI NON DIMINUIRANNO L'EMISSIONE DI GAS SERRA)

lunedì 29 dicembre 2008

LE ENERGIE PULITE CREANO OCCUPAZIONE... COSA ASPETTIAMO?

Mentre in Italia si dibatte sulle energie rinnovabili, i dati europei sull’occupazione derivante dall’eolico dimostrano le potenzialità di questo comparto energetico in termini occupazionali. Nel 2003 gli addetti assorbiti dal settore erano 48363 mentre ora i lavoratori impiegati ad oggi nell’industrie eoliche sono 108600. Questo settore ha più che raddoppiato la sua forza lavoro in soli 5 anni. Senza contare l’indotto, cioè le persone che lavorano a supporto delle industrie: solo in Spagna se ne stimano oltre 17000. Chi ne ha beneficiato ? I paesi come Germania, Spagna e Danimarca…. In Germania, ad esempio, i lavoratori dipendenti da industrie eoliche sono 38000, senza contare l’indotto. E si stima che per il 2010 l’energia eolica darà lavoro a 184000 persone in Europa.. Le tecnologie per l’ambiente e l’energia pulita, non ci sono dubbi, sono l’unico settore che può far uscire l’economia mondiale dalla crisi. Pero che i politici italiani (soprattutto quelli locali) se lo ricordino, quando riflettono sulla bontà o meno delle installazioni eoliche o solari e sul loro “impatto” ambientale (salvo poi tenersi inceneritori e discariche). Un suggerimento per loro: perché non negoziano con le imprese consorzi o creazione di centri di ricerca presso i loro comuni, invece che “riflettere” e, magari, disconoscere i piani locali per gli insediamenti eolici?

venerdì 26 dicembre 2008

SUGGERIMENTO NATALIZIO PER VELTRONI (E PER IL PD)

Il PD rischia di essere una grande occasione perduta. Gli scandali che lo stanno travolgendo ne sono la dimostrazione. Il PD è nato bene, con la partecipazione di tante persone ed ha costretto Berlusconi a rincorrerlo, creando il PDL proprio perché gli Italiani avevano bisogno di aggregazioni sicure, non fidandosi delle coalizioni di più partiti. Ahimè, attualmente rischia di naufragare come successe ai socialisti di Craxi negli anni ‘90. Vi sono ancora indagini in corso, ma quanto è successo deve far riflettere tutta la nomenklatura del PD ( e degli altri partiti). Chi, come chi scrive, è stato uno dei fondatori del PD, non pensava di dover stare accanto a gente che è finita in galera, non pensava che parlamentari del PD potessero intrattenere rapporti discutibili con imprenditori, non pensava che le cariche sarebbero state assegnate su metodi diversi dalle primarie. Né pensava che qualche senatore del PD passasse i “pizzini” al centro-destra per mettere in difficoltà gli alleati. Al contrario, il fondatore del PD pensava che si dovesse riflettere su progetti e su cose concrete, sui problemi di tutti i giorni. Ahimè, invece ci siamo trovati con persone che hanno guai con la giustizia. Per me, figlio di maresciallo di carabinieri, non è proprio il massimo di appartenenza. Giampaolo Pansa sul “Riformista” , commentando un intervento di Realacci, scrive sul suo Bestiario che non si può salvare un partito che non c’è. Beh, io non sono d’accordo. Credo che Veltroni abbia un modo per salvare il PD, e mi permetto di suggerirglielo. Innanzitutto, Veltroni dovrebbe far dimettere tutte i segretari provinciali. Si dovrebbero tenere altre elezioni ma basate su progetti politici concreti. Mi spiego meglio. Attualmente i segretari provinciali sono eletti a votazione, e spesso sono il frutto di accordi sottobanco. L’alternativa che propongo consiste nel creare una gara tra progetti politici presentati da tutti coloro che vogliono essere candidati. Ogni candidato dovrebbe presentare un proprio progetto, elaborato con altre persone che, in caso di vittoria, diventeranno i futuri dirigenti del PD provinciale. Chi sceglierebbe i progetti migliori? Personalità del mondo accademico, scelte dal segretario regionale, che dovrebbero rimanere anonime fino alla consacrazione dei vincitori. Secondo me, ci sarebbe una corsa a presentare proposte, elaborare progetti e strategie. Le persone che hanno votato alle primarie (e non solo quelle) tornerebbero a parlare di politica e ad occuparsene concretamente. Il meccanismo che ho proposto è, com’è ovvio, perfettibile. Ma lo ritengo l'unico che può salvare il PD da uno sfacelo totale.

venerdì 19 dicembre 2008

IN ITALIA L'ESERCITO IMPEDISCE A DEI PARLAMENTARI DI FARE IL PROPRIO DOVERE

L'Esercito ha impedito a dei Parlamentari, che dovevano relazionare in parlamento, di visionare l'oggetto della loro relazione. Stiamo in terzo mondo, penserete.. In stati pseudo-dittatoriali. E invece no.. E' successo in Italia. Alla Discarica di CHiaiano: all’On. Barbato e all’On. Frassoni è stato impedito l'accesso da militari... E', secondo me, una cosa di una gravità inaudita, sconcertante e basta. Cosa si vuole nascondere? Non ci credete? Guardate qui .. Ma io ho un suggerimento da dargli e gielo darò...

mercoledì 10 dicembre 2008

IL PIANO DELLA COMMISSIONE EUROPEA CONTRO LA CRISI ECONOMICA

Un mio articolo su Agoravox. Si parla poco di quello che fa l'UE per la crisi, mentre il piano varato dalla UE è ambizioso e merita di essere conosciuto.

La Commissione Europea ha varato un piano per uscire dalla crisi economica che sta attanagliando l’Europa e rischia, guardando quello che sta succedendo negli Stati Uniti, di far perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro se non si interviene prontamente. Poiché gli interventi previsti dal piano dell’Unione Europea sono importanti e, benché improntati in alcuni casi nel breve periodo, possono avere ripercussioni nel medio-lungo termine, è importante che sia noti a tutti, anche per evitare alibi governativi. E’ ora, infatti, che i cittadini siano a conoscenza degli sforzi della Commissione per evitare che si avverino i lamenti delle Cassandre che non propongono nulla, e che la sostengano.
L’11 e il 12 Dicembre, infatti, i Capi di Stato dell’UE si incontreranno per discutere il piano, che si basa su 3 pilastri fondamentali: 1) azioni sulle condizioni creditizie e monetarie 2) politiche finanziarie coordinate volte a far ripartire la domanda 3) azioni nelle quattro aree prioritarie della Strategia di Lisbona. Vediamolo insieme nel dettaglio.

Condizioni creditizie e Monetarie

La Commissione Europea raccomanda agli stati membri di usare il supporto finanziario fornito al settore bancario per incoraggiare il ritorno alle normali attività di prestito e per assicurare che i tagli di tassi di interesse operati dalla Banca Centrale Europea siano passati a coloro che chiedono prestiti. La Commissione si pone compito di monitorare gli impatti economici e alla competizione delle misure prese a supporto del settore bancario.
La Banca Europea degli Investimenti (BEI) aumenterà i propri interventi annuali di circa 15 miliardi di euro per i prossimi due anni. In questo modo, si aiuterà a mobilitare risorse private complementari supportando investimenti aggiuntivi per i prossimi due anni. La Commissione propone agli Stati Membri di aumentare il capitale della BEI di 60 miliardi di euro circa, anche pr dare un significato politico altamente visibile ai mercati e per aumentare le capacità di prestito della BEI. Inoltre la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) dovrà aggiungere 500 milioni l’anno ai finanziamenti attuali per i nuovi Stati Membri. Entrambe queste misure, se adottate, creeranno la possibilità di nuovi investimenti, con conseguenze positive sul piano occupazionale sia nel breve che nel medio-lungo periodo.

Politiche Finanziarie
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La Commissione Europea propone agli Stati Membri di adottare misure coordinate di politica finanziaria per produrre impatti sostanziali e positivi sull’impiego e sulla economia Europea. L’impulso finanziario complessivo previsto dalla Commissione Europea a carico degli Stati Membri è pari a 170 miliardi di euro, che rappresenta l’1,2% del Prodotto Interno Lordo dell’Unione Europea.

L’attuazione di tale manovra dovrà essere effettuata nel seguente modo:
1) Dovrà essere di natura temporanea, coordinata e con obiettivi mirati a massimizzare i ritorni economici positivi dell’impulso finanziario.
2) La Commissione raccomanda misure nell’ambito della spesa pubblica, in particolare a favore delle famiglie colpite e delle Piccole e Medie Imprese (PMI). Gli esempi, incoraggiati dalla Commissione sono i trasferimenti temporanei ai disoccupati o alle famiglie a basso reddito, il prolungamento della durata dei sussidi di disoccupazione, investimenti pubblici in progetti che supporterebbero gli obiettivi di politica di lungo termine (miglioramento delle dotazioni infrastrutturali o contrasto ai cambiamenti climatici) di cui potrebbero beneficiare le PMI.
3) fornendo garanzie e sussidi in forma di prestito alle imprese, in particolar modo per quelle che , si pensi alle PMI, hanno nel credito un grosso vincolo per il loro sviluppo.
4) Tramite incentivi finanziari volti a velocizzare l’adattamento delle economie alle sfide di lungo periodo, come i cambiamenti climatici. Tali misure dovrebbero, secondo la Commissione, includere gli incentivi per l’efficienza energetica
5) Diminuire sia i contributi sociali pagati dai datori di lavoro, misura che aiuterebbe il mantenimento e la creazione di posti di lavoro, che la tassazione del reddito da lavoro, in modo supportare il potere di acquisto in particolare per bassi salari.
6) Riduzione temporanea dell’IVA, in modo da supportare i consumi.

La Commissione Europea raccomanda che le politiche finanziarie previste devono essere condotte all’interno del Patto di Crescita e Stabilità, che dovrà essere applicato con giudizio in modo da assicurare delle strategie fiscali di medio termine che siano credibili. Per questo, la Commissione Europea fornirà delle linee guide per l’attuazione della manovra, con l’obiettivo di: a) assicurare la reversibilità delle misure che aumentano il deficit nel breve termine, b) migliorare le politiche finanziarie nel medio termine, tramite il rafforzamento delle regole nazionali c) assicurare la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche.
La Commissione Europea, però, non si limita solo a quanto detto sopra. Sostiene, infatti, che le misure devono essere accompagnate da riforme strutturali, adattate alle necessità dei singoli Stati Membri, per supportare la domanda e promuovere la capacità di recupero economico. Le misure raccomandate agli Stati Membri dalla Commissione si basano sulle riforme strutturali della Strategia di Lisbona e sono
1) Supportare il potere d’acquisto dei consumatori tramite politiche per un miglior funzionamento del mercato. Tali politiche, se ben adottate, dovrebbero portare ad un abbassamento dei prezzi, supportando quindi il potere di acquisto delle famiglie.
2) Indirizzare le politiche verso problemi di competitività immediata. La commissione raccomanda agli Stati Membri con problemi di competitività e inflazione di intraprendere misure per rafforzare i legami tra i meccanismi salariali e gli sviluppi produttivi.
3) Supportare l’impiego e facilitare i passaggi del mercato del lavoro.
4) Ridurre i carichi amministrativi e regolamentari per le industrie. Riforme in questo senso possono aiutare sia la produttività che la competitività delle imprese.

Le misure di politica finanziaria proposte dalla Commissione sono molto interessanti e dovrebbero essere adottate, perché riescono a coniugare l’aiuto alle famiglie e alle imprese con una crescita sostenibile.

Azioni basate sulla Strategia di Lisbona


La Commissione Europea propone interventi integrati sia per contribuire allo stimolo fiscale, assistendo quindi gli Stati Membri nell’implementazione delle loro politiche, che per migliorare le condizioni strutturali per gli investimenti futuri, ridurre i carichi amministrativi e accelerare l’innovazione. Le implicazioni finanziarie di tali interventi devono tener conto di quanto indicato nelle politiche finanziarie. Le azioni che la Commissione propone si basano sui seguenti principi:

1) Proteggere l’occupazione e promuovere l’imprenditorialità.
2) Investire nel futuro.

Analizziamoli entrambi. Per proteggere l’occupazione, la Commissione propone di lanciare una grande iniziativa, che dovrà basarsi su due misure: a) semplificare i criteri per il supporto dei Fondi Strutturali Europei (FSE) in modo che gli Stati Membri abbiano a disposizione fino a 1,8 miliardi di euro per dare supporto ai lavoratori meno preparati e più vulnerabili e monitorare e favorire lo sviluppo di competenze lavorative in funzione delle necessità di posti di lavoro vacanti b) creare domanda di forza lavo riducendo gli oneri dei datori di lavoro sui redditi più bassi (in modo da promuovere l’impiegabilità dei lavoratori con bassa professionalità) e l’IVA sui servizi a forte intensità lavorativa. Per promuovere l’imprenditorialità, la Commissione propone due misure: a) migliorare l’accesso al finanziamento da parte delle imprese grazie alla BEI (che stanzierà ulteriori 30 miliardi di euro per prestiti alle PMI e metterà a disposizione 1 miliardo all’anno per prestiti alle aziende di medie dimensioni) e ad un pacchetto di semplificazione per consentire agli stati membri un finanziamento temporaneo alle aziende tramite sussidi garantiti e prestiti per investimenti in prodotti che superano gli standard ambientali dell’Unione Europea b) ridurre i carichi amministrativi e promuovere l’imprenditorialità, rimuovendo i requisiti per le micro imprese di preparare bilanci annuali, introducendo il concetto di Azienda Privata Europea (che consentirà di lavorare con stesse regole in tutti gli Stati Europei) e limitandone i requisiti di capitale ad un euro, garantendo il pagamento delle fatture entro un mese dalla loro emissione.

Per investire nel futuro, la Commissione propone di investire in a) Infrastrutture ed energia (5 miliardi di investimenti nel 2009-2010 per le interconnessioni energetiche transEuropee e per progetti di infrastrutture a larga banda, accelerazione dell’implementazione dei fondi strutturali, 500 milioni per progetti di trasporto trans-Europei, la BERS che raddoppierà i suoi sforzi sulla mitigazione del cambiamento climatico, efficienza energetica e servizi infrastrutturali, la BEI che aumenterà di 6 miliardi l’anno i propri investimenti su cambiamento climatico, sicurezza energetica ed infrastrutture, riprogrammazione dei fondi strutturali per devolverli maggiormente a investimenti nel settore dell’efficienza energetica, creazione di un fondo 2020 per infrastrutture , energia e cambiamenti climatici, promozione dell’adozione dei prodotti verdi tramite una riduzione dell’IVA su tali prodotti, adozione di misure per altri prodotti che offrono un alto potenziale di risparmio energetici, come la televisione, luci domestiche e così via) b) Ricerca ed Innovazione ( raccomandazione agli Stati Membri di aumentare i loro investimenti nell’apprendimento e nella R&S, sviluppo di tecnologie pulite tramite tre iniziative: “Auto verdi Europee”, “Edifici Europei ad efficienza energetica” ed “Industrie del Futuro” per incrementare l’uso delle tecnologie nel settore manifatturiero, investimenti per arrivare ad avere una copertura al 100% di internet ad alta velocità nel 2010, liberalizzazione dello spettro d’uso della larga banda wireless).
Cosa dire? E’ un programma ambizioso, che merita di essere conosciuto e sostenuto.

lunedì 17 novembre 2008

SON TORNATI GLI SQUADRISTI

Il testo di un mio articolo pubblicato su Agoravox il 14 novembre 2008

E’ di oggi la notizia che un gruppo di Azione Studentesca (organizzazione universitaria di Destra) ha occupato la sede di CGIL Scuola di Roma, in Via Serra. E’ la terza volta che accade: un’altra volta a Roma e una a Torino. La televisione ancora deve parlarne. Spero che ne parli. Perché io ho vividi negli occhi i filmati delle camere del lavoro e dei libri (che orrore) bruciati dai fascisti negli anni venti. Il fumo sembrava uscire dallo schermo, tanto erano orribili quelle immagini. Questi, diciamocelo pure, sono i loro degni eredi, che non sanno dialogare per niente e sanno usare solo la violenza. Violenza contro il sindacato, che difende i diritti dei lavoratori. Violenza contro i ragazzi che manifestavano pacificamente (ci sono i testimoni) davanti al Senato, picchiati con mazze che non si capisce come siano riusciti a portare, visto che stava la Polizia. Nessuno in galera, come invece dovrebbe. Violenza nelle minacce contro “Chi l’ha visto?”, colpevole di aver denunciato questo fatto, dopo che una squadra entra in Teulada nella RAI, di notte, con il viso coperto da passamontagna, scappando prima che arrivasse la Polizia. Insomma, stiamo rivedendo metodi che speravamo dimenticati, e scontri che nel XXI secolo, quello che per la mia generazione doveva essere delle meraviglie scientifiche, non dovrebbero esserci. Ma si sa, queste zucche vuote sanno usare solo la violenza, non hanno una testa con cui pensare. E riflettere sui drammi che il decreto Gelmini provocherà alla nostra Patria ed alla nostra economia.

domenica 9 novembre 2008

IL GOVERNO CI TOGLIE LE SEDIE DA SOTTO IL SEDERE E NON CE NE ACCORGIAMO

Stavo per scrivere alcune considerazioni sull’elezioni del Presidente degli Stati Uniti Obama, e sulle conseguenze che può avere sul mondo. Poi, ieri sera, sono stato ad un dibattito sullo sviluppo economico e ambientale a Laterza (erano presenti gli On. Francesco Boccia, Ludovico Vico e il Prof. Pirro). Contavo, come sempre, di fare un intervento, ma sono rimasto inebetito da alcune cifre che sono state dati dagli Onorevoli. E che mi erano sfuggite, insieme al loro utilizzo. Allora ho mandato all’aria quanto volevo dire su Obama (viene di chiamarlo così, senza fronzoli, tanto è il suo carisma) e rimandarlo a dopo, per scrivere di quanto ho sentito, e ricordo. Cominciamo con ordine. Il Governo ha un Fondo per le Aree Sottosviluppate (FAS), che è per il 15% destinato al Nord e l’85% destinato al Mezzogiorno. Cosa sta facendo il Governo? Sta prelevando delle risorse dei FAS per destinarle ad altri capitoli di spesa. Miliardi di euro da usare per infrastrutture e per chi ha bisogno, dirottati per lavori in altre aree. Ferrovie? Si fermano a Milano (neanche Bologna)… Il Corridoio V diventa un miraggio. Le autostrade? Si fermano a Roma-Formia, per noi non c’è nulla. La Salerno – Reggio Calabria ce la scordiamo… Io penso che chi vive nelle regioni settentrionali non ami queste ruberie a scapito di chi sta peggio. Ma, francamente, se i nostri concittadini continueranno a votare per un governo che ci leva da sotto il sedere la sedia, vuol dire che da queste parti siamo tutti matti. Per non scrivere un’altra parole forse più veritiera ma che può sembrare offensiva per i vecchi elettori del centro-destra. E che chiunque può immaginare.

mercoledì 22 ottobre 2008

IL DRAMMA DEI RIFIUTI IN CAMPANIA CONTINUA...

Berlusconi ed il governo dicono che la Campania è pulita ( e il bello è che alcuni esponenti del PD gli danno pure ragione, implicitamente, in TV). FALSO !!! Guardate questo bel sito di denuncia ambientale di alcuni giovani campani.

www.laterradeifuochi.it

E guardate le porcherie che stanno succedendo in Campania, mentre Saviano viene minacciato impunemente dalla Camorra.... Firmiamo anche il seguente appello a favore di Saviano

Roberto Saviano è minacciato di morte dalla camorra, per aver denunciato le sue azioni criminali in un libro - "Gomorra" - tradotto e letto in tutto il mondo. E' minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo Paese. Un giovane scrittore, colpevole di aver indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, "Repubblica", e di tacere.
Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra. Ma il caso Saviano non è soltanto un problema di polizia. E' un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini.
Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008.


Firmate qui
http://www.repubblica.it/speciale/2008/appelli/saviano2/index.html

martedì 21 ottobre 2008

PETIZIONE ON-LINE CONTRO LA 112/08

Al Presidente del Consiglio Sivio Berlusconi, Ministro Giulio Tremonti e Ministro Mariastella Gelmini
L’alta formazione, la ricerca e l’innovazione sono gli elementi-cardine della crescita e dello sviluppo di un paese nella società globale della conoscenza. Mentre i nostri competitors europei e mondiali investono in questi settori ingenti risorse e significative percentuali del PIL, in Italia, i finanziamenti, già scarsi, si sono via via ridotti ed il D. L. 112/08 del Ministro Tremonti peggiora la situazione. Il D. L. contiene articoli che impongono tagli pesanti e indiscriminati, che avranno effetti devastanti su università e ricerca pubbliche, e per conseguenza sullo sviluppo culturale e tecnologico del paese.
Nelle università e negli enti di ricerca siamo costretti da anni a lavorare in cronica carenza di fondi. Con il D. L 112/08 si è superato ogni limite. Vengono infatti introdotte misure, come il taglio dei fondi di finanziamento ordinario e il sostanziale blocco del turnover, che causeranno rapidamente la paralisi, azzerando le possibilità di crescita e rinnovamento degli atenei e le speranze di carriera di giovani migliori, che saranno costretti – come già avviene – ad andare a lavorare per i nostri competitori. Inoltre, l’art. 16 del D.L, che offre la ‘libertà’ alle Università di trasformarsi in fondazioni, appare un rimedio tecnicamente ben poco efficace e segnala un forte regresso culturale del Paese nel dichiarare la propria indisponibilità a investire nel sistema pubblico. L’università italiana rischierà così di trasformarsi in uno pseudo-liceo, contenitore di una didattica povera e minimale, esamificio da cui la ricerca scientifica sarà espulsa, come un corpo estraneo.
Un primo passo verso il risanamento avrebbe dovuto prevedere l’attuazione di un sistema serio, severo e trasparente di valutazione per tagliare le sacche d’improduttività, colpendo senza esitazione fannulloni e nepotisti. Con il D. L. 112/08 ed i suoi tagli ‘lineari’ (ovvero uguali per tutti), invece, si penalizza la parte migliore degli Atenei e dei centri di ricerca, quella che lavora, produce e studia, pur tra mille difficoltà. Si tratta di una reale emergenza, un colpo mortale per la cultura, l’istruzione e la ricerca pubblica nel nostro paese.
Per evitare che l’Italia scivoli irrimediabilmente verso un inarrestabile declino culturale, sociale ed economico, invitiamo il Ministro Tremonti ed il Governo a rivedere drasticamente gli articoli del D. L. 112/08 che riguardano l’università, introducendo allo stesso tempo strumenti di valutazione affidabili e internazionalmente riconosciuti per intraprendere un vero risanamento del sistema italiano dell’università e della ricerca.
firmate su :

http://www.petitiononline.com/ricerca1/petition.html

giovedì 16 ottobre 2008

I RISCHI DELLA GELMINI: COSA PENSEREBBE CALAMANDREI OGGI?

Pietro Calamandrei è stato uno dei padri fondatori della Repubblica, ed una delle nostre figure di maggiore spicco, forse il miglior giurista del secolo scorso (il Codice Penale si basa a tutt’oggi interamente su alcuni suoi scritti). E’ morto nel 1956, dopo un passato di Antifascista ed essere stato eletto in varie legislature. Era Avvocato e Docente Universitario. Quando ho letto il suo discorso pronunciato nel 1950 a difesa della scuola pubblica ed ho pensato al Decreto Gelmini, fatto da un ministro che sino a poco prima era stato Coordinatore Regionale di Forza Italia in Lombardia, mi sono venuti i brividi. Per la prima volta in vita mia. I commenti tra parentesi quadra sono i miei.

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950.
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante [NEL NOSTRO CASO, IL PDL] , il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche [DECRETO GELMINI], a screditarle [I PROFESSORI MERIDIONALI CHE SECONDO LA GELMINI HANNO BISOGNO DI STUDIARE], ad impoverirle [LE RISORSE DA LEVARE ALLA SCUOLA CON I DECRETI GELMINI]. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private [LA LEGA HA FATTO PASSARE UN EMENDAMENTO PER CUI LA RESIDENZA VALE PIU’ DEL TITOLO DI STUDIO. UN MERIDIONALE CON LAUREA NON INSEGNERA’ AL NORD A MENO DI NON AVERE LA RESIDENZA]. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice di quelle di stato [ESATTAMENTE LA PROPAGANDA DEL CENTRO DESTRA]. E magari si danno premi, come ora vi dirò. O si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private [NON VI RICORDA QUALCOSA? ]. A quelle scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare [QUELLO CHE VUOLE LA LEGA]. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

(Pubblicato nella rivista Scuola Democratica, 20 marzo 1950).

mercoledì 15 ottobre 2008

LA PRIMA VOLTA DELL’EUROPA

Noi europei, a volte, non ci rendiamo conto di come l’Europa stia diventando la vera grande potenza del mondo occidentale, pronta a sostituire la leadership degli Stati Uniti, con o senza Obama. Tutto questo con un sottotono tipicamente europeo, senza grandi clamori. Lo dimostra la reazione dei mercati al piano UE per evitare la crisi senza precedenti del mercato finanziario, comparata con la reazione avuta dai mercati al piano Bush. Oggi i titoli sono schizzati verso l’alto, tutte le borse segnano positività che sarebbe a due cifre se alcuni titoli non fossero stati sospesi per eccesso di rialzo. Chiediamoci cosa vuol dire tutto questo. L’Europa ha dimostrato ai mercati di avere una politica comune, ed ha fornito una risposta credibile da parte di 15 paesi, di cui ben 3 (Italia, Germania e Francia) del G7. Ma l’inserimento della Gran Bretagna al tavolo dell’Eurogruppo, che non fa parte dell’area Euro, è stata una scelta politica di prim’ordine, che ha denotato un’apertura dell’Europa che, forse, i mercati si aspettavano ma non credevano possibile: 4 paesi del G8 hanno adottato un piano comune grazie all’Europa ed ai suoi politici. Tutti i 15 paesi dell’area UE e la Gran Bretagna adottano un piano credibile i cui punti principali sono i seguenti:

 i governi daranno garanzie pubbliche per il rifinanziamento del sistema bancario. Rifinanziamento, però, limitato alla fine del 2009, a condizioni di mercato
 I governi potranno rafforzare il capitale delle proprie banche, garantendo la liquidità per aiutare le famiglie e le piccole imprese;
 Il management che sbaglia va a casa. Addio stock optino folli

Il non aver dato alcuna cifra, rimandando ai governi nazionali l’esposizione delle cifre il giorno seguente, può sembrare un punto di debolezza, ma, a ben riflettere, è stato un punto di forza. Che senso ha buttare numeri senza un’attenta riflessione interna? Non è credibile (è equivalente a scrivere un piano industriale in 2 giorni e presentarlo a dei potenziali finanziatori: ti riderebbero dietro). Ed il mercato ha risposto positivamente, stando a quanto è successo nelle borse Europee, dell’Asia e dell’Oceania, dove ci sono stati forti rimbalzi dei titoli. Perché non è successo la stessa cosa con il piano Paulson-Bush? Con il senno di poi, possiamo dire che i mercati sapevano che gli Stati Uniti, da soli, non ce l’avrebbero fatta. Anche se lo Tsunami parte dal centro delle acque, volevano verificare come reagivano i possessori delle “spiagge” che dovevano essere raggiunte dall’ondata di crisi finanziaria: i governi europei, che formano, insieme, la maggiore potenza mondiale. Ed i governi europei hanno reagito nella maniera migliore, garantendo cittadini, piccole imprese e posti di lavoro. Hanno reagito in maniera comune, aiutando a costruire le barriere sulle “spiagge” invece che mettersi in salvo singolarmente. E questo è stato apprezzato dai mercati. Molto prima che i governi UE stanziassero oltre 2000 miliardi di euro per fronteggiare la crisi (la sola Germania ne ha stanziati 480). Una forza economica enorme, se fronteggiata con quella statunitense del piano Paulson-Bush. Ma l’analisi non si deve fermare qui. Il Piano Paulson-Bush è stato fermato una volta alla Camera degli Stati Uniti. Anche qui l’Europa si è fatta sentire, premendo per una presa di responsabilità degli Stati Uniti. Conclusioni? L’Europa sta diventando sempre più il riferimento mondiale per l’economia. Dà credibilità ai mercati. E, quindi, ha strappato la leadership agli Stati Uniti. Dovremmo ricordarcelo sempre più, in futuro.

mercoledì 1 ottobre 2008

FASCISTI COL PALLONE

Un articolo del 1° Ottobre su Repubblica, a firma di Corrado Zunino, parla di alcuni calciatori che subiscono il fascino della camicia nera del fascismo. Cita Abbiati, portiere del Milan, Cannavaro, Buffon. Pare che Abbiati abbia detto, stando all’articolo, "del fascismo condivido ideali come la patria, i valori della religione cattolica e la capacità di assicurare l'ordine", ed ancora “rifiuto le leggi razziali, l'alleanza con Hitler e l'ingresso in guerra". Ricordo un indimenticabile Massimo Troisi, interprete in un film sul fascismo, che rispondeva, a chi diceva che Mussolini faceva arrivare i treni in orario, che bastava un capostazione per far rispettare l’orario dei treni, non un capo di stato (ogni riferimento ad Alitalia è puramente casuale). Ma cosa vuol dire assicurare l’ordine? Detto così, è molto superficiale. Pertini, il mai abbastanza compianto Presidente della Repubblica, disse in un suo discorso che le dittature sembrano belle a vedersi, c’è ordine e silenzio, ma aggiungeva che era l’ordine delle galere e il silenzio dei cimiteri. Credo che volesse dire che in democrazia esistono delle leggi, e per avere l’ordine occorre farle rispettare. Non ci vogliono Hitler e Mussolini, ma leggi serie, con certezza della pena, come in ogni altra parte del mondo. Mi viene poi da ridere sui valori della religione cattolica del fascismo… Il famoso crocifisso in tutte le classi… Quindi Abbiati non condanna l’omicidio Matteotti, l’olio di ricino fatto bere agli avversari politici, le manganellate date a chi si opponeva, le camere del lavoro bruciate insieme ai libri, l’omicidio dei Fratelli Rosselli, i migliori intellettuali italiani messi in galera, la “Scienza Fascista”, e così via. Il bello è che nessuno si indigna se i nostri calciatori parlano in questo modo, dando pessimi esempi. Mi chiedo due cose: come mai calciatori che guadagnano milioni di euro accarezzano le idee del fascismo? Perché nessuno reagisce? Io non ho mai capito (ma ho il difetto di essere una persona razionale) chi accetta il fascismo. Come fanno ad accettare un mondo di violenza e pestaggi? Come fanno a negare l’Olocausto e i campi di concentramento? Se non vi sono motivazioni razionalmente difendibili, allora dobbiamo andare nel campo dell’irrazionale. E se ragioniamo nel campo dell’irrazionale, stranamente troviamo forse una spiegazione: difesa di privilegi acquisiti. E manipolazione di chi questi privilegi non li ha, ma è abbastanza debole psicologicamente per difenderli anche contro i propri interessi (si pensi a quanti nelle curve ultrà di destra sono degli spiantati). Domandiamoci: è corretta una difesa a tutti i costi di questi privilegi in una democrazia? Da un punto di vista politico sì, ma con una precisazione. Io posso votare il partito che difende i miei privilegi, ma questo partito deve difenderli all’interno della nostra Costituzione, che non è fascista. E la nostra Costituzione garantisce anche i poveri o i meno fortunati, garantendo un equilibrio. Ad esempio, i calciatori devono pagare le tasse senza scappatoie all’estero. Le società non possono fare operazioni in nero, e così via. Chi invoca il fascismo, secondo me, non accetta tutto questo. Vuole “l’ordine” e la “pulizia”, il che vuol dire vivere con i propri privilegi senza risolvere i problemi degli altri e cercare delle leggi uguali per tutti. Egoismo allo stato puro.
Spiegato questo punto, cerchiamo di capire perché nessuno reagisce e certe dichiarazioni non suscitano sdegno. Tempo fa, Mario Scaccia, grande attore di teatro, lamentava come gli spettatori di oggi avessero perso la capacità del pernacchio nei confronti di opere teatrali obbrobriose. Credo che la stessa considerazione si può applicare nel nostro caso. La capacità di critica, oggi, non è esercitata ed, anzi, è vista con sospetto, in quanto allontana da una massificazione acritica che fa comodo a molti. A cosa serve, si possono chiedere in molti, contestare il fascismo e Salò quando un Ministro della Repubblica e il Sindaco di Roma parlano con affetto dei repubblichini che combatterono contro i partigiani e allo stesso tempo difendono i valori democratici? Il messaggio sembra essere: le due cose possono coesistere, e quindi nessuno si indigna. Ahimè, non è così. La giustificazione di scelte che hanno difeso valori irrazionali, come il fascismo ed il nazismo, è irrazionale di per sé. E contraria alla Costituzione, che è basata sulla lotta al fascismo. L’irrazionalità e l’ignorare la Costituzione, purtroppo, generano i mostri, parafrasando Brecht, come quelli che si dicono fascisti e che non credono all’Olocausto. Ma forse mostri sono anche, e forse più degli altri, coloro che non si indignano per questo.

giovedì 25 settembre 2008

PETIZIONE ON-LINE PER SALVARE IL FIUME CHIDRO

Ho preparato una petizione on-line da sottomettere al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e al Presidente del Consiglio Regionale Pietro Pepe, per evitare la costruzione del dissalatore del Chidro, fiume presente in area protetta. La petizione si può firmare cliccando sul quadretto con dentro scritto "Click Here To Sign Petition" alla fine della petizione e inserendo il vostro nome e cognome e l'indirizo email. L'indirizzo dove trovare la petizione è qui


Facciamo presto, perchè so che per gli inizi di ottobre vogliono approvare un disegno di legge regionale che elimina i vincoli ambientali sul Chidro!!!

Passate Parola !!!!

mercoledì 24 settembre 2008

DIFENDIAMO IL CHIDRO E MANDURIA

Ritorniamo ancora a parlare del Dissalatore del Chidro. E di Manduria. Per capire cosa è il Fiume Chidro, vediamo insieme un filmato degli amici del Centro Culturale Filonide di Taranto e di Grotttaglie in rete. E’ una meraviglia, vero? Sembra di stare ai tropici. Altre nazioni europee una meraviglia del genere non se la lascerebbero scappare. Ed infatti, finora, il Fiume Chidro, che si trova a Manduria, è un’area protetta. Non si possono realizzare opere. E questo è il motivo per cui non si è costruito il dissalatore che vorrebbe l’Acquedotto Pugliese. Dovete sapere che l’Acquedotto Pugliese vuole fortemente costruire un dissalatore proprio sul fiume Chidro. L’inutilità di un dissalatore l’ho dimostrata ampiamente in passato su questo blog. In sintesi, basterebbe riparare le perdite che ha la rete dell’Acquedotto. Manduria ha respinto l’ipotesi di costruire il dissalatore del Chidro: il sindaco di Manduria e il Consiglio Comunale hanno votato contro. Ma l’AQP non demorde. E, purtroppo, neanche la Regione Puglia. E’ di oggi la notizia che la Regione vuole togliere il vincolo ambientale sul Chidro. Così si potrà costruire un dissalatore. Alla faccia della volontà del popolo e dei suoi rappresentanti. Il Sindaco di Manduria, Francesco Massaro, è un esponente di spicco del Partito Democratico, è anche Presidente del Consiglio Provinciale di Taranto. E il PD provinciale cosa fa in proposito? Nulla. Dorme. Sonnecchia. Pensa alla festa provinciale ed a cercare improbabili candidati per le provinciali. Il responsabile dell’ambiente (se esiste) sta zitto. Non dice nulla. Dobbiamo fare qualcosa. Magari una raccolta di firme da mandare in regione. Non so come farlo via internet, ma se qualcuno ha un’idea, me la dica. Per ora, penserò a scrivere la lettera. Se qualcuno a qualche idea da scrivere , si faccia avanti.

domenica 14 settembre 2008

ANCORA SULL'INEFFABILE GELMINI...

Ancora l’ineffabile Gelmini, neo ministro della Pubblica Istruzione (ma non potevano mettere Bossi ad un dicastero così importante… detto da un meridionale..). Cosa fa per recuperare il divario con gli altri paesi, visto che siamo ultimi? DIMINUISCE LE ORE SCOLASTICHE. Guardate che non sto assolutamente scherzando, purtroppo. La ministra vuole 24 ore alla settimana e un unico maestro alle elementari, 24 ore per le scuole dell’infanzia (3-5 anni di età) ed una sola maestra. Si uscirà alle 12.30. E che nessuno, per favore, mi venga a parlare di efficienza di insegnamento o altre fesserie buone, a volte, per l’industria privata. Se questo governo vede la scuola come un servizio, applicherà logiche industriali e l’Italia scivolerà lentamente alla deriva. Ma non basta!!! Udite Udite!!! VOGLIONO DIMINUIRE LE ORE DI INSEGNAMENTO NELLA SCUOLA MEDIA INFERIORE DA 32 A 29 ORE. E LA DIMINUZIONE NELLE SUPERIORI SARA’ DI 4 ORE IN MENO, CON MENO LABORATORI !!! Cosa taglieranno? Non si sa!!! E poi parlano di inglese, informatica internet. Per una pura ragione contabile, stanno affossando il futuro dell’Italia. Diminuiscono le ore di insegnamento, mandando a casa gli insegnanti e poi si lamentano se gli studenti italiani sono agli ultimi posti? Negli altri paesi, i ragazzi vanno di pomeriggio a fare laboratorio di matematica e di scienze.. altro che diminuire le ore.

SULLA RIFORMA SCOLASTICA DELLA GELMINI

Lavorare in team (come saprete, l’equivalente in inglese del più prosaico squadra) presenta grossi vantaggi, come ampiamente dimostrato dalla letteratura del management e dalla pratica di chi la applica. Le prestazioni di un team sono di gran lunga superiori alla somma delle prestazioni dei singoli componenti. Questo perché lavorare in team significa lavorare con un obiettivo ben preciso, e i componenti della squadra si aiutano vicendevolmente per raggiungere gli obiettivi. Nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia si lavora molto in team, con programmazione e verifiche periodiche. E gli insegnanti si confrontano per raggiungere gli obiettivi educativi, che sono veramente trasversali. Toccano, cioè, tutte quante le materie. E i risultati si vedono: la scuola dell’infanzia e la scuola primaria sono tra le migliori del mondo, le uniche che si salvano nel marasma generale della scuola italiana. E la nostra fantastica ministra Gelmini cosa fa come passo importante per riformare la scuola italiana e riportarla ai fasti europei? Mette il maestro unico ! Abolisce il team e si ritorna all’immediato dopoguerra. E questo per risparmiare soldi. Anche a costo di sembrare qualunquista (e mai avrei pensato di doverlo scrivere) dico che avrebbe dovuto FAR TAGLIARE GLI STIPENDI DEI PARLAMENTARI (ANCHE EUROPEI) DEL 50%, FAR DIMEZZARE LE INDENNITA’ DEI MINISTRI E SOTTOSEGRETARI, FAR ELIMINARE LE PROVINCIE, FAR DIMEZZARE GLI STIPENDI DEI CONSIGLIERI REGIONALI (16 MILA EURO AL MESE IN PUGLIA) E BUTTARE VIA A CALCI I CONSULENTI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI (OLTRE 1 MILIARDO DI LIRE DI CONSULENZE NEL 2007) . I SOLDI PER RISANARE LA SCUOLA SAREBBERO USCITI, ALTRO CHE MAESTRO UNICO.

giovedì 4 settembre 2008

ALITALIA - IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE..

E rieccoci tornati dalle vacanze. In questo periodo è successo di tutto, ma soprattutto c’è stato il caso Alitalia. Prima si parlava di 5000 esuberi, ora si parla di 7000 esuberi, un giornale diceva che ad una cena Sacconi parlava di 4500 esuberi… Le voci corrono e non sono assolutamente controllabili. D’altra parte, il piano non è noto e si hanno solo alcune indiscrezioni. Proviamo a confrontare con la scelta del governo precedente, sempre sulla base delle indiscrezioni pubblicate sulla stampa. Quando il piano sarà disponibile, proverò a fare un confronto più mirato.
ESUBERI
AirFrance voleva 2500 esuberi (che con i meccanismi previsti si riducevano a poche centinaia, come ho già avuto modo di analizzare sul blog). Il Sindacato aveva sdegnosamente rifiutato. Ora gli esuberi sono 7000. E anche qui i nostri “capitani coraggiosi” hanno detto al Sindacato “prendere o lasciare”, come AirFrance.
MALPENSA
Ora la Moratti sta zitta. Nessuno parla più. Il Sindaco di Milano aveva detto che Alitalia poteva tranquillamente fallire, che era interessata solo a Malpensa. E’ rimasta in piedi la richiesta della SEA, società che gestisce l’aeroporto di Malpensa, di ottenere da Alitalia un indennizzo di 1,25 miliardi di euro per i mancati introiti derivati dalla decisione di Alitalia di cancellare l’hub di Malpensa ? Penso di si, ma non so come il nuovo piano industriale tiene conto di questo rischio. Malpensa genera 74 milioni di perdite al giorno (come detto dal Presidente di AirFrance Spinetta in una conferenza stampa all’inizio dell’anno). Vedremo cosa farà la nuova compagnia.
INVESTIMENTI
AirFrance era pronta a mettere sul piatto 2 miliardi di euro circa, ricapitalizzando Alitalia con 1 milardo e con investimenti per 750 milioni di euro. I contribuenti non dovevano pagare assolutamente nulla. E figuratevi se AirFrance, come malignamente dice qualcuno, avrebbe cancellato Alitalia dopo aver sborsato 2 miliardi di euro… La situazione attuale è diversa. Stando alle indiscrezioni di stampa, ci sarà un commissario straordinario che dovrà dividere Alitalia in due compagnie: una buona (good company) ed una cattiva (bad company). Nella cattiva andranno tutti i debiti di Alitalia, memtre la good company sarà quella che avrà gli assett Alitalia. I nostri “capitani coraggiosi” compreranno la good company, ma la bad ce la terremo noi sul groppone. E immagini che i debiti saranno a carico dello stato, ovvero di noi contribuenti. Visto la differenza? AirFrance voleva pagarli di tasca propria i debiti, mentre ora li pagheremo tutti noi. Qual è secondo voi la soluzione migliore?
IL FUTURO
Qui siamo al limite del ridicolo. Prima AirFrance voleva comprare tutto,pagando anche i debiti, e le è stato negato. Ora, invece, ora le si fa la corte chiedendo di entrare a far parte della cordata in un’azienda che non ha debiti. Veramente una gran bella manovra. E ci credo che Airfrance accetterà, così pure come altre compagnie tipo Lufthansa e BA. Cosas si prospetta? Pare che i nostri capitani coraggiosi potranno vendere la loro quota dopo 5 anni. Semplice: compro un’azienda senza debiti a prezzi stracciati, ci guadagno in questi 5 anni, taglio i costi e poi la rivendo al miglior offerente. In altre parole, tra 5 anni Alitalia sarà acquistata da altre compagnie aeree, con buona pace dell’italianità della compagnia.

Questo è solo l’anticipo. Vedremo cosa ci riserva, se mai lo vedremo, il piano industriale preparato da Banca Intesa.

lunedì 28 luglio 2008

venerdì 4 luglio 2008

IL NUOVO "PIANO INDUSTRIALE" DI ALITALIA

È di questi giorni la notizia che Banca Intesa SanPaolo, nel suo piano industriale per Alitalia, ha previsto 4000 lavoratori in meno. Tagli per 4000 persone, 4000 famiglie. Proprio un bel risultato per i sindacati che non volevano Airfrance. Ne ho già parlato su questo blog. I tagli previsti da Spinetta, Presidente di Airfrance, erano 2100 complessivi, ben 1900 in meno!!!! Non solo, in realtà, tra prepensionamenti e altro, solo 200 sarebebro stati messi effettivamente in mobilità. Ora, invece, 1900 famiglie, grazie alla miopia dei sindacati , corrono il rischio di essere messe in mezzo ad una strada. A meno che… il numero 4000 è stranamente vicino al doppio di 2100… Siccome i nostri sindacati hanno gestito questa trattativa con Airfrance come se stessero contrattando il prezzo con dei vu’ cumprà (tu vuoi 100? Io ti dico che te ne do 10 per arrivare a 50), evidentemente Banca Intesa ha raddoppiato il numero di esuberi per poi arrivare ad una negoziazione con il sindacato per 2500 esuberi. In questo modo, i sindacati strombazzerebbero una grande vittoria del mondo sindacale, mai piegata allo straniero… In realtà, si avrebbero 400 persone in più rispetto a quanto previsto con Airfrance, senza le garanzie di outplacement e mobilità. Speriamo che sia così, è lo scenario migliore per i lavoratori di Alitalia. Altrimenti, ci sarà da piangere (4000 senza lavoro non è uno scherzo) per le famiglie e per l’Italia che ha una classe dirigente non all’altezza dei nostri tempi.

lunedì 30 giugno 2008

INTERVISTA DI GIANCARLO CASELLI SULLE LEGGI DELLA GIUSTIZIA PROPOSTE ULTIMAMENTE DA BERLUSCONI

Ecco il video con l'intervista di Caselli

http://it.youtube.com/watch?v=EV7prenmRas

Quando ero ragazzo, se fosse successa una cosa simile i partiti ed i sindacati sarebbero scesi in piazza per giorni... Ci sarebbero stati scioperi ad oltranza. Altri tempi: questi sono dei molluschi e, forse, anche collusi visto che alcuni esponenti del PD parlano di possibile dialogo sulle leggi. Che disgrazia !!! Un patrimonio conquistato da Prodi sciupato completamente nel giro di pochi mesi. Avranno sulla coscienza la rovina dell'Italia (del centrosinistra non gliene frega nulla a nessuno, quindi si può anche rovinare...)

domenica 29 giugno 2008

IL PIANO TRIENNALE DI SVILUPPO DEL GOVERNO BERLUSCONI

Il consiglio dei ministri del 18 Giugno ha approvato il “Piano Triennale per lo sviluppo”. Vi sono alcune cose positive, e degne di interesse. Innanzitutto sono stati stanziati 800 milioni di euro per lo sviluppo della larga banda nel Mezzogiorno. Dovranno essere spesi entro il 2013, ma comunque è importante che il Governo ci abbia pensato. Il digital divide in Italia ha dati preoccupanti, soprattutto nel Mezzogiorno. Aver previsto questo investimento è, quindi, un’ottima cosa.

Sviluppo Italia avrà una nuova missione: quella di attrarre gli investimenti esteri di elevata qualità e che possono contribuire allo sviluppo del sistema economico e produttivo italiano. Qui ho qualche dubbio. Le imprese estere, per venire in Italia, devono trovare infrastrutture e servizi adeguati, sicurezza nella lotta contro la criminalità. Se la stessa Amazon, per ammissione dei suoi dirigenti, non apre una sede in Italia perché i servizi posali non funzionano (non stiamo parlando di capannoni, ma di siti on-line), come potrà Sviluppo Italia attrarre investitori? Vedremo. A proposito di Amazon, il Piano prevede anche la liberalizzazione dei servizi postali e dei servizi pubblici locali. Ovviamente, quest’iniziativa è lodevole, come tutte le liberalizzazioni. Così come è pure lodevole la liberalizzazione degli impianti di distribuzione dei carburanti: speriamo che così vi possa essere una competizione seria nei prezzi del carburante al dettaglio.

I fondi per le aree sottosviluppate, i cosiddetti fondi FAS, saranno ri-orientati, dall’attuale distribuzione a pioggia, a progetti Paese sui trasporti, sicurezza, energia, telecomunicazioni, ambiente e internazionalizzazione. L’unica perplessità che ho è che si corre il rischio di fare grandi progetti che, magari, non aiutano le specificità di un territorio. Oppure il rischio è che, se si cerca di fare un grande progetto integrato che tenga conto di tutte le specificità, si creino dei mega-progetti mostro che stenteranno a partire e ad essere completati. Anche perché sinora come pianificazione l’Italia non ha mai brillato… Ad ogni modo, l’idea di fare dei progetti-paese è interessante.

Vi sono altri punti interessanti, che riguardano i progetti di Industria 2015 (ampliamento delle aree di intervento), le semplificazioni (apertura di un’impresa in un giorno)., sorveglianza dei prezzi. Ma, a mio avviso, è importante che si cominci a pensare al problema energetico nazionale in termini strategici. Si prevede, infatti, la definizione di una Strategia Energetica Nazionale entro giugno 2009. Io spero che, come si deduce dalle dichiarazioni rilasciate dall Ministro Scajola, sia aperta a tutti quanti sono interessati a far sentire la loro. Questo indipendentemente dal ritorno o meno del nucleare. L’importante è che si cominci a pensare in maniera strategica. Certo, la presenza della parola termovalorizzatori non può soddisfarmi, ma ritengo che, se la stesura della strategia avviene sentendo tutte le campane ed in maniera seria ed oggettiva, le altre fonti rinnovabili dovrebbero prendere il sopravvento. Sul nucleare, poi, occorre un approfondimento molto serio, che tenga conto di tutte le variabili per individuare la sua reale economicità. Chi scrive, in passato, ha votato per il sì al referendum per il nucleare, e, quindi, io non ho posizioni preconcette. Sulla sicurezza, poi, si sono fatti passi da gigante. I problemi veri sono legati alle scorie: dove metterle? Negli Stati Uniti, hanno stanziato 50 miliardi di dollari per varare un progetto per sotterrare le scorie in una zona dove hanno fatto esperimenti atomici (un deserto quindi). Il problema è estremamente complesso. Ma il voler elaborare una strategia nazionale è sicuramente qualcosa di positivo.

Vi sono, però, delle assenze che mi lasciano perplesso. Innanzitutto, non si parla di università. E’ pur vero che il piano è stato preparato dal Ministero per lo Sviluppo Economico, e quindi non si è, forse, voluto invadere il campo degli altri. Ma l’assenza di un collegamento con l’Università è, a mio avviso, un problema. E’ pur vero che Industria 2015 favorisce la ricerca industriale, ma il coinvolgimento dell’Università deve, in qualche modo, essere istituzionalizzato. Diventa un vero segnale anche per le industrie che non spendono un euro in ricerca.

Un’altra assenza che brilla è la mancanza di investimenti per favorire l’adozione di sistemi di qualità, di miglioramento dei processi produttivi e di innovazione, oltre che premiare l’introduzione di managerialità nelle Piccole e Media Imprese. Ad onor del vero, nessun governo sinora ci ha mai pensato, quindi non si può rimproverare nulla al governo attuale. Ma un segnale in questo senso, mostrando anche al mondo economico internazionale che il Governo vuole puntare sull’innovazione e sulla qualità delle mprese nazionali, sarebbe stato importante. Speriamo che rientri in qualche punto del piano.

Altra cosa mancante è un collegamento integrato con le problematiche ambientali. Oggi, l’economia legata all’ambiente produce ricchezza e posti di lavoro, ed è strettamente collegata ai problemi energetici. Investire in ricerca e sviluppo sul solare termico, sul fotovoltaico, sui materiali, e su altre tecnologie , può avere un effetto moltiplicatore per il paese. Spero che questa mancanza sia dovuta al non voler entrare nelle competenze di altri ministeri. Però, spero che, in futuro, entrambi i Ministeri interagiscano per creare un Piano di Sviluppo Integrato, che coniughi le esigenze energetiche ed ambientali.

martedì 24 giugno 2008

CHI HA AVUTO HA AVUTO HA AVUTO.. CHI HA DATO... SCURDAMMOCE O PASSATO -- TERMOVALORIZZATORE A NAPOLI

La situazione in Campania, per i rifiuti, è drammatica. Vedendo quello che mostrano in televisione, si diventa preda di uno sconforto che fa accettare i termovalorizzatori come male minore. E infatti il Sindaco di Napoli ha parlato di termovalorizzatori e della loro non-pericolosità. Nessuno che ha parlato di investire per la raccolta differenziata a Napoli e dintorni. Nessuno che parla di creare occupazione. Ma ecco una "chicca" pubblicata tempo fa sul sito di Beppe Grillo:

La portavoce del ministero dell’Ambiente della Sassonia ha dichiarato: “I rifiuti non sono stati bruciati negli inceneritori, sono stati separati i rifiuti organici da quelli solidi, che diventeranno materie prime secondarie, una parte minore è stata trattata in un impianto meccanico-biologico e verrà venduto alle industrie”.

Niente termovalorizzatori, quindi. Ma differenziazione dei rifiuti. Perchè non acquistare un impianto di questo tipo e rivendere, da Napoli, i rifiuti trattati? Vi immaginate che giro di affari ci sarebbe e quanta occupazione creerebbe? Niente da fare. Paghiamo la Germania per trattare i rifiuti e anche per le materie che acquistiamo da loro e che provengono dall'immondizia della Campania.

Per quanto riguarda la pericolosità, leggete questo articolo della rivista italiana dell'Istituto Superiore della Sanità, rivista quindi attendibilissima:

http://www.iss.it/binary/publ/cont/401101.1144756619.pdf

Io non dico nulla. E' in inglese, ma l'abstact è tradotto in italiano. E comunque, l'inglese si può tradurre.



martedì 17 giugno 2008

EOLICO IN PROVINCIA DI TARANTO? CERTO CHE SI

Il mio amico Franco Catapano mi sollecita a dire la mia sull’energia eolica, in particolare per quanto sta succedendo a Laterza, dove, a detta di Franco, pare che l’Amministrazione comunale voglia dare l’assenso ad installare un numero impressionante di aerogeneratori. E come faccio a dire di no? Il sito del PD di Laterza segnala questo blog, cosa che non fa invece il sito del PD del mio Comune, e quindi, molto volentieri, rispondo al sollecito. Chiariamo innanzitutto che esiste un “Regolamento per la realizzazione di impianti eolici nella Regione Puglia”, al quale occorre fare riferimento, e che si applica agli impianti eolici di potenza superiore a 60 kW, se costituiti da più di un aerogeneratore, e agli impianti eolici costituiti da un solo aerogeneratore di potenza superiore a 1 MW. Le procedure di valutazione ambientale valgono SEMPRE, tranne che per impianti con potenza nominale non superiore ai 20 Kw o a servizio di utenze isolate (sono quelle con distanze dall’utenza elettrica servita non superiori ai 200 metri). Queste eccezioni servono, a mio avviso, per favorire impianti di mini-eolico ad uso personale (nel PEAR si parla di mini eolico con valori di 30 Kw o 60 kw). Pertanto, per “mostri” l’impatto ambientale deve essere sempre valutato. Ma non basta. Il regolamento prevede la realizzazione del “Piano di Regolamentazione Impianti Eolici” (PRIE) , che per Laterza, Mottola, Massafra Crispiano, Castellaneta, Palagianello e Palagiano è stato preparato dalla Comunità Montana, e che fornisce atti di indirizzo. Inoltre, esiste il “Piano Energetico Ambientale Regionale” (PEAR), che fa sempre riferimento al regolamento suddetto. Il PRIE prevede un numero massimo di impianti installabili nel territorio della Comunità Montana ed in ogni comune, in funzione della potenza erogata. Complessivamente, le simulazioni fatte dal PRIE prevedono, considerando tutti i vincoli paesaggistici e ambientali, un numero massimo di 160 impianti di 2 Mw ciascuno all’interno di tutto il territorio di Laterza, Mottola, Massafra Crispiano, Castellaneta, Palagianello e Palagiano. Il PRIE ha anche previsto le aree dove è possibile realizzare tali impianti, considerando i vincoli paesaggistici, ambientali, di velocità del vento, e così via. Gli impianti inferiori ad 1 MW non dovrebbero rientrare nel PRIE, in quanto non rientrano nel suddetto regolamento, ma sono comunque sottoposti a valutazione di impatto ambientale. Inoltre, vi sono limiti imposti dalla tecnologia, dalla fisica e dalla progettazione di "fattorie del vento": distanze, etc. etc.

E, dopo questa carrellata tranquillizzante (vi è sempre la Valutazione di Impatto Ambientale da fare, altrimenti interviene la UE e con quelli non si scherza), vi dico cosa penso. Credo che l’eolico dovrebbe essere incoraggiato il più possibile, anche perché controindicazioni per l’ambiente non ve ne sono. So che gli ambientalisti pensano agli uccelli, ed ai danni che possono avere dagli impianti. Ma, su questo, occorre essere chiari. Innanzitutto statistiche indicano che la mortalità annua (negli Stati Uniti) di uccelli dovuti ad impianti eolici varia da 10mila a 40mila, contro gli oltre 174 milioni morti sulle linee elettriche, gli 80 milioni morti contro i veicoli ,50 milioni contro torri di comunicazione e 980 milioni contro finestre ed edifici , tanto per citarne alcuni (non sto dando i numeri, c’è un rapporto del National Wind Coordinating Committe degli USA che parla di questi numeri). Una percentuale veramente infima: su un totale di 1300 milioni circa di uccelli morti, 3 ogni 100mila sono morti a causa di impianti eolici. Poi, penso che, se continuiamo a rifiutare insediamenti eolici e a dire sempre no, alla fine ci ritroveremo con schifezze nella regione: i no, nonostante le loro buone intenzioni, diventano funzionali all’installazione di sistemi inquinanti.

Ed ora qualche considerazione energetica. Se ipotizziamo 2000 ore di funzionamento annue per ogni impianto da 2 Mw (una media accettabile), otteniamo che, solo nell’area che stiamo considerando, si possono generare 0,64 Twh (migliaia di miliardi di watth), pari a 1,1% circa di quanto abbiamo importato dall’estero nel 2006. Se la Puglia potesse inserire, ad esempio, altri 20 insediamenti come quelli previsti dal PRIE di Laterza, Mottola, Massafra Crispiano, Castellaneta, Palagianello e Palagiano (in fondo sono solo 7 comuni), la Puglia genererebbe 13 TWh circa, ovvero poco meno del 29% di quanto abbiamo importato dall’estero nel 2006. E se in tutte le regioni fosse possibile installare impianti analoghi, potremmo, solo con l’eolico, esportare energia all’estero. E senza aver bisogno di investire pesantemente in altre fonti, pericolose od inquinanti che siano. Ma questo è un altro discorso.

Cosa suggerire all’amico Franco? Di farsi portavoce di un progetto che coinvolga tutti i comuni oggetto del PRIE, per creare un consorzio per favorire e gestire economicamente, nella maniera più conveniente per i comuni, il “business” dell’eolico. Il consorzio dovrebbe negoziare per conto dei comuni, magari favorire la ricerca puntando su talenti locali, chiedere in cambio costruzioni o comunque opere utili al territorio. E, perché no, farsi promotrice anche per le altre zone della Puglia, magari esportando il suo modello. Perché non farlo? Questa sì che sarebbe Politica con la P maiuscola. E, soprattutto, la classe politica locale acquisterebbe una credibilità che, purtroppo, attualmente non ha.

domenica 1 giugno 2008

DIALOGO TRA DIFFERENZIO E BRUCIO (ovvero il sonno della ragione)

Dall’ultima volta che ho messo qualcosa sul blog, è accaduto di tutto. C’è chi punta sul nucleare, in Campania sono state arrestate 25 persone per problemi rifiuti (tra cui persone vicine a Bertolaso), qualcuno ha ventilato la costruzione di una centrale nucleare a Manduria o Nardò o Avetrana. Difficile stare dietro a tutto questo, almeno da parte mia, considerando anche gli impegni lavorativi ed extralavorativi che ho. Una cosa rimane invece sempre la stessa, immutabile come non mai: la volontà di costruire termovalorizzatori in Puglia da parte del centro-destra. Ma la cosa che mi colpisce è che sembra un dialogo con dei sordi. Ipotizziamo un dialogo tra due persone, che chiameremo Differenzio e Brucio. Brucio comincia dicendo: “Occorre costruire i termovalorizzatori per elminare i rifiuti e produrre energia”. Differenzio risponde:”Scusa, ma puoi spiegarmi perché non facciamo la raccolta differenziata porta a porta? Potremmo trattare i rifiuti, vendendo le materie come la plastica, il vetro etc. Si può creare lavoro per tanti” Incurante, Brucio risponde “Tra un poco la Puglia sarà come la Campania”. Differenzio, armato di pazienza, dice “Forse non mi hai sentito, sei troppo nervoso o preso da quello che succede a Napoli. Mi stai ascoltando?” “Sì”, risponde Brucio. “Allora, mi vuoi dire perché non vuoi fare la raccolta differenziata?”gli chiede Differenzio. Brucio risponde “Se non usiamo i termovalorizzatori, finiremo come la Campania”. “Non hai risposto alla mia domanda, però”, replica Differenzio. “Sei un oscurantista, vai contro la ragione e la scienza. Non vi sono pericoli per la salute”risponde Brucio. “Veramente pericoli ve ne sono. Ma lasciamo perdere, per ora. Dimmi perché non sei d’accordo”risponde Differenzio. “Ancora non vuoi considerare i termovalorizzatori? Oscurantista”replica Brucio. E lasciamo perdere il resto. Le risposte di Brucio vi sembrano logiche e imperniate sul dialogo? A me non pare. Sembrano invece di una persona chiusa a riccio sulle sue convinzioni. E’ il sonno della ragione, appunto. Alla stessa maniera si comportano alcuni politici regionali: parlano solo dei termovalorizzatori senza replicare a chi chiede la raccolta differenziata. Ignorano la domanda, come Brucio. Beh, allora anche per loro c’è il sonno della ragione.

Ho anche sentito, in questo mese, parlare vari scienziati pro e contro i termovalorizzatori. C’era chi diceva che non fanno male, chi invece diceva che sono dannosi. Io ho un’estrazione scientifica, che mi porta a verificare la bontà o meno di affermazioni. Ho notato che, oltre allo studio di un ricercatore del CNR sugli effetti delle nanopolveri sui turbogas, non avevo articoli pubblicati su riviste scientifiche autorevoli che trattavano l’argomento termovalorizzatori. Solo presentazioni a convegni. Ma un’obiezione che si potrebbe fare è che questi convegni sono fatti di proposiro per denigrare i termovalorizzatori e fare carriera a scapito di questa energia sicura (va da sé che non lo penso minimamente,ma contro il sonno della ragione si deve combattere prevedendo anche le più grosse corbellerie). E allora, ho cercato qualcosa su qualche rivista scientifica, magari piccolina e in qualche paese anglosassone, culla della ricerca scientifica attuale. E invece no. Ho trovato un articolo, risalente al 2004, pubblicato nientemeno che sugli Annali dell’Istituto Superiore della Sanità (rivista autorevolissima e certamente non di parte), che parla degli effetti sulla salute della esposizioni ad emissioni da inceneritore. Ecco l’indirizzo dove scaricarlo:

http://www.iss.it/binary/publ/cont/401101.1144756619.pdf

E’ in inglese, ma l’abstract è anche in Italiano. Leggetelo. Io non dico nulla. Non voglio influenzare nessuno. Di sicuro, è difficile che medici e scienziati non sapessero nulla di quest’articolo, a meno che non fossero disinformati. E quindi farebbero meglio a studiarsi la letteratura.

sabato 26 aprile 2008

I FONDI PERSI DALL'ACQUEDOTTO PUGLIESE

E’ di questi giorni la notizia che l’Acquedotto Pugliese ha speso solo il 9% dei fondi POR 2000-2006 a disposizione per gli investimenti infrastrutturali. Il COVIRI (Comitato di Vigilanza sulle Risorse Idriche) ha infatti accertato questo dato, e se lo si compare con il 57% speso dalla Basilicata e con il 47% della media Italiana viene solo da piangere. La mancanza di spesa dei fondi era già prevedibile dai documenti dell’autorità di vigilanza, come ricorderanno gli amici del blog: ne ho parlato in questo blog a Settembre 2007. Era previsto un Accordo di Programma che prevedeva, oltre ai fondi suddetti, anche 11 milioni di euro assegnati dal Ministero dell’Ambiente. Si sono persi anche quelli e l’Accordo di Programma non si è mai realizzato. Che dire? Che il fatto si commenta da solo. E, forse, Vendola farebbe bene a capire se vi sono ancora i dirigenti che non hanno speso questi soldi a disposizione. Io cercherei di capirne le motivazioni. E, come detto nel post dell'epoca, darei degli obiettivi ai manager, che dovrebbero raggiungere. Pena la rimozione.

martedì 22 aprile 2008

IL CASO ALITALIA - AIR FRANCE: LA SCONFITTA DELLA RAGIONE

E’ di oggi la notizia che AirFrance-Klm si è ritirata dalla trattativa. Non si può far finta di nulla sul caso Alitalia e sulla trattativa di Air France – Klm. E, francamente, c’è da vergognarsi per tutto quello che è successo. Come si sa, l’offerta Air France per Alitalia è stata preferita a quella di Air One da parte del Consiglio di Amministrazione di Alitalia. Non conosco i piani industriali di entrambi, e quindi non voglio pronunciarmi. All’epoca, ascoltai una conferenza stampa di Air One e, sinceramente, non mi sembrava convincente. La scelta del CdA di Alitalia ha confermato questa mia impressione. Nel piano di AirFrance era previsto il non utilizzo di Malpensa, puntando su Roma come hub. Questo perché le attività di Malpensa generavano perdite di 74 milioni di euro (come detto dal Presidente di AirFrance Spinetta in una conferenza stampa). Chi ha volato su Malpensa, sa che Aeroporto sia e come sia molto, ma molto meglio Fiumicino. E la prima grande mossa è quella della SEA, società che gestisce l’aeroporto di Malpensa: chiede un indennizzo ad Alitalia pari ad 1,25 miliardi di euro per i mancati introiti derivati dalla decisione di Alitalia. Successivamente, Air France ha inviato il 14 Marzo, come previsto dal protocollo di trattative, una proposta vincolante ad Alitalia, proposta che il CdA di Alitalia ha accettato. In questa proposta, si proponeva un aumento di capitale di 1 miliardo di euro (Alitalia ha ricavi al 2006 per 4,7 miliardi di euro), si affermava che occorreva l’accordo dei Sindacati, si chiedeva che o la SEA rinunciasse all’indennizzo o che il Governo indennizzasse Alitalia o che vi fosse qualsiasi soluzione soddisfacente per Alitalia. In una conferenza stampa, Spinetta indicava che, oltre a questo, Air France avrebbe azzerato i debiti di Alitalia con un altro miliardo di euro. In altre parole, Air France era disposta a dare 2 miliardi di euro per il risanamento di Alitalia. Ma ora cominciano le perle. Letizia Moratti, sindaco di Milano, in un’intervista a Repubblica, afferma che Alitalia può tranquillamente fallire: a lei non interessa nulla. Interessa solo Malpensa. Il Governo si comporta bene: sigla un accordo con sindacati, Regione Lombardia, Province di Milano e Varese, e SEA S.p.A.-SEA Handling S.p.A. per la realizzazione del programma di gestione della crisi occupazionale di Malpensa, e chiede alla SEA di ritirare la richiesta risarcitoria. E ancora una volta, sono i cittadini italiani che pagano le conseguenze di passate scelte politiche sbagliate industrialmente. Ma non basta: il piano è illustrato ai sindacati, che non lo accettano. Ora, Spinetta è certamente un grande negoziatore, ed avrà sicuramente previsto le posizioni del sindacato molto prima del tavolo di trattative. Ed, infatti, è uscito un nuovo piano industriale ed una bozza di accordo quadro con i sindacati, subito divulgati dalla stampa, addirittura con i file su internet nonostante le scritte DOCUMENTO ALTAMENTE CONFIDENZIALE. Ma tant’è, anche questo, secondo me, era prevedibile. Il piano prevede degli esuberi, 1600 di Alitalia, di cui 100 nel resto del mondo, e 500 per le attività di AZ servizi. Ma se si analizza il documento del piano presentato ai sindacati, si nota che per Alitalia:

- 600 esuberi avverranno con pensionamenti a breve e medio termine
- Per i piloti, 330 piloti circa su 500 beneficeranno di misure di pensionamento a breve e medio termine. Ma il bello è che il documento prevedeva la creazione di 200 posti . Inoltre, AirFrance avrebbe proposto ai più giovani un’assunzione in AirFrance per un totale di 180 posti.
- Per il personale di terra 250 persone avrebbero potuto accedere al pensionamento nell’arco dei prossimi sette anni, mentre per le altre 150 dovranno essere attuate misure di riqualificazione..

AirFrance inoltre proponeva che ad ogni persona in esubero dovesse essere offerta o l’opportunità di un pensionamento immediato o differito, o un aiuto per riqualificarsi attraverso formazione, azioni di outplacement, o incentivi finanziari per la realizzazione di un progetto personale. A me sembra una soluzione molto moderna ed accettabile. Ovviamente, si sarebbe ricorso alla cassa integrazione o alla mobilità.
Se facciamo i conti, circa 1180 persone sarebbero andate in pensionamento anticipato, 420 sarebbero effettivamente in esubero. Di questo 420, 180 sarebbero stati assunti da AirFrance e si sarebbero creati 200 posti di lavoro. Peranto, effettivamente in esubero sarebbero andati solo 40 lavoratori.
Ed ora passiamo ad analizzare AZ Servizi. Dei 500 esuberi previsti, 280 sarebbero stati messi con pensionamento immediato o differito. Gli altri 220 avrebbero goduto degli stessi aiuti dei dipendenti di Alitalia per riqualificarsi. In soldoni, gli esuberi propriamente più gravi (cioè senza pensionamento anticipato o differito) che avrebbero avuto impatto sarebbero stati 260 in tutto . Una cifra, a mio avviso, risibile e che io avrei accettato subito, ovviamente con le garanzie del governo. E invece succede l’impensabile. Berlusconi, in piena campagna elettorale, dice che vuole creare una cordata di imprenditori italiana per acquistare Alitalia, con i suoi figli disposti ad entrare. Certo, è alquanto anomalo che si svegli solo adesso e non abbia partecipato alla gara iniziale. Scadiamo nel ridicolo, quando Berlusconi smentisce l’ingresso dei figli, ma fa i nomi di altre aziende e banche, che prontamente smentiscono a stretto giro di posta. Di Pietro denuncia tutto questo alla magistratura.
In realtà, Alitalia rischia il fallimento e il commissariamento. Ma il sindacato piloti Anpac dice "Per noi il piano Air France è un capitolo chiuso. Ora guardiamo avanti, bisogna trovare nuove soluzioni. La soluzione AirFrance non può essere una soluzione a ogni costo per evitare il fallimento” si legge in una nota stampa del Presidente di Anpac, che continua "Se Alitalia fallisce sarà uno scenario gravissimo, ma non è che per questo che Air France si può considerare l'unica soluzione. Siamo pronti ad affrontare con coraggio anche lo scenario del fallimento" Vorrei proprio capire di che coraggio si parla in uno scenario di questo tipo. Non vorrei che la risposta sia collegata a quanto invece prevede di fare Bruno Ermolli, presidente di Sinergetica e membro del cda di Mediaset, che ha avuto da Silvio Berlusconi l'incarico «di valutare la possibilità di individuare degli imprenditori italiani». Ermolli dice che ci vogliono tempi lunghi per una cordata, ma soprattutto dovrà esaurirsi la trattativa di AirFrance. Come dire: facciamo fallire la compagnia e poi ce la compriamo, dopo che il Governo l’ha salvata.
Poi i sindacati hanno portato all’attenzione di Spinetta una controproposta, che AirFrance non ha accettato abbandonando il tavolo delle trattative. Il punto è che i sindacati non possono pensare di trattare su questo tavolo come se stessero trattando per gli aumenti di salari. Un piano industriale ha bisogno di mesi per essere realizzato, e un cambiamento di una sola variabile, non prevista, può comportare lo stravolgimento totale del business plan, con tempi molto lunghi. Ed era ovvio che AirFrance difficilmente avrebbe potuto accettare qualcosa di non previsto in tempi stretti: è un’azienda seria, non un carrozzone politico, e deve fare calcoli economici complessi per verificare la profittabilità dell’offerta. La soluzione Aeroflot, poi, mi sembra impraticabile: come fa una compagnia che ha un giro d’affari inferiore a quello di Alitalia ed un ricavo per dipendente inferiore di gran lunga a quella di Alitalia, a poterla risanare? Pertanto, mi duole dirlo, si è persa la possibilità di un rilancio in grande stile di Alitalia, con esuberi “critici” contenuti ed accettabili, e si è aperta la strada al fallimento della compagnia di bandiera. Che schifo. E’ la prima volta che in vita mia mi vergogno di essere italiano, ve lo dice uno che ha difeso, durante tangentopoli, all’estero l’immagine del nostro Paese nei vari congressi e riunioni di lavoro. Ma erano altri tempi: Tangentopoli apriva la porta ad una speranza, che si è infranta in questi anni di Egoismo e Superficialità.

lunedì 21 aprile 2008

COSA E' UN PIANO INDUSTRIALE?

Credo che i lettori di questo blog si siano resi conto che l’ambiente e le problematiche energetiche rappresentano un’opportunità lavorativa e industriale. Sono il mercato del futuro se si propongono soluzioni che rispettano l’ambiente e si sforzano di non inquinare, anche con soluzioni alternative. E, magari, qualcuna o qualcuno che ha letto questo blog e gli approfondimenti potrebbe averci fatto un pensierino, ma non sa da dove cominciare. Proprio per venire incontro a questi lettori, oggi comincerò a discutere di qualcosa diverso ma collegato a quanto detto sopra: il piano industriale. Credo che, nei giorni di Alitalia, parecchi avranno sentito parlare di piano industriale di AirFrance, piano industriale di AirOne , e anche in altre occasioni si sente parlare di piano industriale. Ma cosa è un piano industriale? Il piano industriale, o business plan, è un documento che illustra la strategia per un’iniziativa imprenditoriale (per un prodotto, per un nuovo servizio, per una nuova azienda) con i relativi risvolti economici che ne dimostrano la profittabilità. In altre parole, un piano industriale serve a dimostrare che la nostra idea ha un senso economico-industriale, in quanto si riesce a fare profitto sfruttandola. Potete immaginare che, se dovete chiedere un prestito per realizzare la vostra idea, avere un solido piano industriale è un aiuto notevole. Se, all’interno della vostra azienda, avete un’idea che pensate possa far fare quattrini, dovrete presentare un piano industriale al vostro management (sperando che sappia valutarlo) in modo da poter realizzare il vostro progetto. Se una società partecipata da un ente pubblico non ne ha uno, i cittadini probabilmente dovranno sborsare soldi, prima o dopo. Ma da cosa è composto un piano industriale? In generale, un piano industriale documenta:

  • Il prodotto o il servizio che si vuole realizzare
  • I clienti cui fornire il prodotto o il servizio, insieme con una prima stima di quanto si può vendere.
  • Le politiche di marketing e commerciali
  • L’impatto pluriennale sul bilancio aziendale.

Per ora fermiamoci qui.

domenica 23 marzo 2008

INQUINAMENTO LUMINOSO E RISPARMIO ENERGETICO: L'ESEMPIO DI SCANDIANO

Un ottimo esempio di progetti per ridurre l’inquinamento luminoso e risparmiare viene da Scandiano, comune in provincia di Reggio Emilia. Scandiano ha attivato su un tratto stradale del territorio comunale un impianto di illuminazione a tecnologia a Led ad alta potenza, una tecnologia all'avanguardia in grado di ridurre l’inquinamento luminoso. Qui otto lampade tradizionali da 250 Watt sono state sostituite con sei impianti a Led e a parità di livello di illuminazione prodotta il risparmio energetico è di circa il 50% !!! Secondo la ditta che li ha costruiti, la durata delle lampade a LED è superiore alle 50000 ore. In altre parole, assumendo un’accensione giornaliera di 11 ore, le lampade avrebbero una durata superiore agli 11 anni di utilizzo. Ma quello che deve far riflettere è che quello di Scandiano è il primo impianto in Europa di questo tipo. Un bell’esempio di avanguardia tecnologica e di politiche ambientali che vede l’Italia al primo posto. Qui in Puglia, invece, solo pochi comuni hanno presentato progetti per l’inquinamento luminoso, solo 7 su 50 come ho evidenziato nel post

http://giannimacchia.blogspot.com/2007/12/la-mancanza-di-cultura-sullinquinamento.html

mercoledì 12 marzo 2008

MODELLI DI GESTIONE RIFIUTI: IL CONSORZIO PRIULA

Per non far vedere che solo le altre nazioni sono da prendere a modello, vediamo come viene gestita la raccolta dei rifiuti in Italia. Parleremo di un esempio da seguire, sia di buona amministrazione che imprenditoriale: il consorzio Priula. I 23 comuni dela provincia di Treviso si sono consorziati nel Consorzio Intercomunale Priula per gestire l’intero ciclo dei rifiuti urbani. Il territorio servito è di 595,54 kmq, per un totale di quasi 100.000 utenze e 220.000 abitanti. Un numero abbastanza impressionante, vedendo come è ben gestito il servizio. Come sempre, vediamo di individuare alcuni elementi che hanno contraddistinto il progetto e possono essere presi a modello:

1. Innanzitutto è stato bonificato ed ampliato nel comune di Paese, località Santa Lucia, un impianto di discarica preesistente. La discarica di Paese è il risultato della bonifica ambientale di un sito pre-esistente necessaria in quanto i rifiuti scaricati negli ultimi decenni, c.a. 160.000 mc, avevano generato un rilevante inquinamento dell'importante falda sottostante. Al termine dei lavori di realizzazione e bonifica l'impianto di Paese ha acquisito la capacità di circa 550.000 mc.
2. E’ stato costruito, in località Lovadina di Spresiano, un impianto (in un'area di circa 115.000 mq) per il trattamento del rifiuto secco non riciclabile e la stazione di travaso per l'umido e il verde. Presso l'impianto di trattamento arriva il rifiuto secco non riciclabile di tutta la provincia di Treviso per un totale di circa 84.000 tonnellate all'anno. Il rifiuto che entra viene triturato, deferizzato e vagliato e sii produce così il combustibile da rifiuto, mentre l’umido e vegetale raccolti nei comuni del Consorzio Priula, una volta arrivati vengono trasportati presso impianti di compostaggio. In sintesi, i rifiuti non riciclabili vengono trasformati in CDR memtre quelli riciclabili sono indirizzati verso la produzione di compost.
3. Il consorzio ha realizzato 22 Centri di raccolta differenziata. Tutte le utenze dei Comuni consorziati possono accedere indistintamente ad ogni Ce.R.D. e conferire le tipologie di rifiuto che non vengono raccolte con il normale circuito di raccolta. In ogni Ce.R.D. è presente personale addetto alla guardiania, specificamente preparato per il controllo dei conferimenti nel rispetto nelle norme previste dal Regolamento Consortile.
4. La raccolta dei rifiuti avviene con un “porta a porta” usando bidoncini di vario colore in funzione del tipo di rifiuto. Il consorzio fornisce ai cittadini di ogni sincolo comune, anche via internet, un “ecocalendario” in cui sono indicati i giorni di raccolta con il tipo di rifiuto che si andrà a raccogliere porta a porta. Sono presenti nei comuni degli “ecosportelli” dove poter ritirare i vari sacchetti.
5. Il pagamento dele tasse avviene solo sul secco non riciclabile. L'operatore che effettua la raccolta, all'atto dell'operazione di svuotamento, registra il segnale trasmesso dal dispositivo elettromagnetico chiamato "transponder", installato in ogni contenitore verde. il segnale contiene un codice associato alla famiglia, al condominio o all'azienda a cui appartiene il contenitore.
6. Il consorzio fa business ( e quindi crea lavoro) anche fornendo dei servizi integrativi. I servizi integrativi vanno dalla raccolta e recupero o smaltimento di rifiuti di origine agricola alla raccolta e recupero o smaltimento di rifiuti a rischio infettivo provenienti da attività sanitarie, pubbliche e private, non classificabili come rifiuti urbani. Si occupano anche di derattizzazione, amianto e così via.

Ritengo che quello del consorzio Priula sia un modello da seguire e da esportare in tutt’Italia, e non solo. E’ la dimostrazione che è possibile coniugare rispetto dell’ambiente e creazione di un’industria dei servizi ambientali che da posti di lavoro e utilizza tecnologie avanzate (si pensi al transponder per il secco non riciclabile..)

mercoledì 13 febbraio 2008

SOLUZIONI PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI: IL CASO HALIFAX

Come promesso, mostrerò soluzioni concrete per la gestione del ciclo dei rifiuti. I cittadini potranno verificare che la gestione del ciclo dei rifiuti può avvenire in altro modo, così come avviene in altri paesi, e può creare dei posti di lavoro anche altamente qualificanti NELLE ZONE DI INTERESSE, mentre altrimenti si creano posti di lavoro SOLO nelle zone delle aziende che costruiscono i termovalorizzatori. Le proposte concrete cominciano dal “copiare” quello che fanno gli altri e che funziona. E’ la cosa più semplice ed efficace, inutile sforzarsi nel reinventare la ruota.
Prima di descrivere la nostra prima proposta, voglio far notare che negli altri paesi si parla di progetti ambientali e si utilizzano le tecniche consolidate di project management. Non si improvvisa nulla né si lavora sotto crisi. Il Project Management aiuta l’ambiente e DEVE cominciare ad essere usato in Italia dalla PA per quanto riguarda la gestione dell’ambiente. Cosa significa utilizzare il Project Management? Significa individuare degli obiettivi, fare un piano di lavoro per realizzarli e controllare la loro realizzazione, affidando ad una persona la responsabilità del completamento del progetto. Molto semplice. Ovviamente la parte importante sono gli obiettivi, che DEVONO essere politici. Vedremo che anche gli obiettivi “educativi” nei confronti delle persone sono realizzabili se attuati sistematicamente.
Il primo progetto da prendere a modello (la fonte è Greenpeace) è quello realizzato in Halifax in Canada.

Il Municipio di Halifax ha una popolazione base di circa 350.000 abitanti in 133.000 abitazioni circa, con una produzione annuale di 260.000 tonnellate di rifiuti. Per anni i municipi dell'area, come Halifax, Bedford, Dartmouth e la più rurale Contea di Halifax, hanno fatto affidamento allo smaltimento in discarica, come metodo primario di gestione dei rifiuti. Uno dei criteri stabiliti dal Comitato della Comunità di Stakeholders (gli stakeholders sono persone che hanno un interesse nel progetto) , che partecipava al processo di pianificazione della strategia sui rifiuti, era il non poter smaltire in discarica l'organico grezzo. Il Comitato riteneva fosse più sensato farlo degradare il più velocemente possibile in un ambiente controllato, per poi smaltirlo in discarica una volta stabile, piuttosto che usare tempo e denaro per evitare i problemi causati dalla presenza diretta di tale materiale in discarica. Gli Stakeholders intuivano che la migliore soluzione fosse basare il programma di raccolta e gestione sulla separazione alla fonte. Credevano che se il sistema si fosse basato solo sul trattare i rifiuti misti in un impianto centralizzato, non avrebbe incentivato la gente a imparare qualcosa sulla gestione dei rifiuti e a modificare le proprie abitudini di consumo. Fondare il programma sulla separazione alla fonte significava far avvenire anche la riduzione e riuso dei rifiuti.
Il Comitato stabiliva che i rifiuti fossero separati in tre flussi: riciclabili, compostabili e rifiuti residui. (venivano raccolti anche i rifiuti urbani pericolosi). Il piano richiedeva anche la costruzione di un impianto per i rifiuti domestici pericolosi, di una discarica
moderna, di un impianto di trattamento e stabilizzazione dei rifiuti urbani misti e di impianti di compostaggio.

Il sistema per la raccolta dei rifiuti include:
- La separazione alla fonte dell'organico, riciclabili e rifiuti residui. Raccolte bisettimanali di organico e rifiuti residui
- raccolta settimanale dei riciclabili (bisettimanale nelle aree rurali)
- uso di carri areati per la raccolta organica
- una sede che includa un impianto di trattamento dei rifiuti misti in grado di lavorare 119.000 ton/anno di RSU, un sistema di compostaggio a 13 canali con letto mobile per trattare i rifiuti eterogenei una volta rimossi i riciclabili
- una discarica per i rifiuti stabilizzati.
Il flusso totale dei rifiuti solidi è costituito per il 55% dal settore residenziale e per il 45% da quello commerciale. I settori istituzionali, commerciali ed industriali sono responsabili delle proprie raccolte.

Cosa impariamo da questo progetto? Impariamo quanto segue:
a) Si devono coinvolgere tutti i soggetti interessati (popolazione, industria, etc) per definire la strategia di gestione dei rifiuti
b) Si deve creare un Comitato della Comunità Locale per seguire il progetto
c) La separazione dei rifiuti la fanno i cittadini, proprio per "educarli" al rispetto dell'ambiente
d) La Raccolta alla fonte avviene in tre flussi (praticamente tre bidoni...): riciclabili, compostabili e rifiuti residui
e) Si devono costruire vari impianti: un impianto per i rifiuti domestici pericolosi, una discarica moderna, un impianto di trattamento e stabilizzazione dei rifiuti urbani misti e impianti di compostaggio
I Punti a), b) c) d) ed e) si possono benissimo considerare come obiettivi "strategici" o "politici" per un progetto di gestione dei rifiuti da attuare nei nostri comuni, magari aggiungendo anche qualcos'altro , come ad esempio la percentuale di riciclo da raggiungere entro un determinato periodo.

martedì 5 febbraio 2008

LETTERA DI SCIENZIATI ITALIANI CONTRO I TERMOVALORIZZATORI

Dal sito di BeppeGrillo riporto una lettera aperta di scienziati italiani al Commissario Europeo Dimas, che di seguito pubblico. Spero proprio che in Puglia li ascoltino, visto quanto sta succedendo (vedi http://www.rassegnastampacrp.com/archivio.aspx?id=39668). Personalmente, a breve comincerò a parlare di come gli altri paesi stanno risolvendo il problema.
Ecco la lettera.

"Egregio Commissario Dimas,siamo cittadini italiani e siamo costernati per quanto sta capitando nel nostro paese, ormai diventato lo zimbello del mondo per la vicenda dei rifiuti in Campania. Oltre 14 anni di gestione in regime di emergenza non hanno risolto assolutamente nulla, anzi hanno aggravato sempre più un problema che non ha assolutamente nulla di “emergenziale” perché in tutti i paesi del mondo si producono rifiuti.Le direttive dell’UE forniscono una chiara gerarchia dei trattamenti per il loro smaltimento: riduzione, riciclo, riuso, e solo per la quota residua recupero energetico e non solo tramite incenerimento. Purtroppo la crisi napoletana appare del tutto strumentale al fare passare nel nostro paese l’incenerimento come metodo privilegiato per la soluzione del “problema rifiuti”, ribaltando completamente ciò che la stessa UE suggerisce. In Italia non sono messe in atto, se non in singole virtuose realtà grazie ad amministratori responsabili , quei metodi di raccolta (door to door) che responsabilizzano i cittadini e che possono garantire una buona qualità del prodotto differenziato ed il loro effettivo recupero.L’incenerimento continua ad essere incentivato, solo nel nostro paese, come fonte di energia rinnovabile, nonostante il minimo rendimento energetico di questi impianti (che sono per la maggior parte impianti di rifiuti tal quali), i gravi danni all’ ambiente e all’ economia che anche di recente si sono registrati( latte contaminato oltre il consentito da diossine a Brescia, territorio già gravemente inquinato, ove funziona il più grande inceneritore d’ Italia) e nonostante il fatto che il kilowattora ottenuto bruciando rifiuti, sia quello gravato dalla massima emissione di CO2.Numerosissimi sono gli studi che hanno evidenziato danni alla salute sulle popolazioni esposte, danni che nessuno può escludere anche con i “nuovi” impianti e che hanno indotto migliaia e migliaia di medici, di cittadini, di intellettuali, di associazioni ambientaliste a prendere posizioni anche con esposti e denunce alla Magistratura, affinché venga semplicemente fatto ciò che in tutto il mondo civile si fa, mettendo al primo posto la salvaguardia dell’ ambiente per la tutela nostra e di chi verrà dopo di noi.Commissario Dimas, La supplichiamo, ci ascolti, faccia tutto quanto è in suo potere affinché si scongiuri questo ennesimo disastro, affinché si facciano scelte che guardano avanti e non indietro, all’ età del fuoco." Firmato, tra gli altri, da: Prof. Angelo Gino Levis - genetista, Dr.Patrizia Gentilini - oncologo, Prof. Gianni Tamino - biologo, Dr. Giovanni Ghirga - pediatra e potavoce dei Medici per l’ Ambiente e la Salute Alto Lazio, Dr. Luigi Carpentiero - Medico del Lavoro, Dr. Stefano Montanari – Direttore Scientifico Laboratorio nanodiagnostics

lunedì 4 febbraio 2008

ASSURDITA' "ENERGETICHE"

Alcune azioni di “rispamio energetico” da parte del Comune di Mottola meritano di essere segnalate per la loro assurdità. Il Comune ha dapprima anticipato lo spegnimento delle caldaie delle scuole comunali posticipandone l’accensione alle 7 e anticipandone lo spegnimento alle 11. Badate bene che si parla di scuole elementari e materne, con bambini e insegnanti che rimangono al freddo. Il consigliere comunale Gentile ha fatto un’interrogazione e ha protestato, fornendo i dati ai cittadini. La risposta di Forza Italia, partito del Sindaco, non si è fatta attendere ed è uscita su manifesti. Eccola:

"Per quanto riguarda il riscaldamento scolastico dobbiamo ricordare al consigliere di maggioranza dr.Gentile, che per le sezioni distaccate del Lentini presso la Perasso, la provincia di Taranto non ha mai pagato la quota di competenza per il riscaldamento. Si precisa inoltre che, per tutte le scuole, abbiamo solo ritardato l'accensione del riscaldamento di un'ora mentre lo spegnimento resta fissato per le ore 12:00".

Peccato che siano stati sbugiardati da un atto della Provincia (con data anteriore) e da un atto del Comune in cui si dice di ripristinare l’orario dalle 6 alle 12 (smentendo clamorosamente quanto scritto sul manifesto) e da un altro atto che antecedentemente a questa decisione ordinava l'accensione nell'orario 7-11. Tutta questa storia si può osservare sul sito

http://www.rifondazionemottola.it/content/view/129/1/

E pensare che stiamo nel XXI secolo: basterebbe dotare le scuole di termostato ambientale.

sabato 19 gennaio 2008

LE ALTERNATIVE AGLI INCENERITORI IN CAMPANIA

Nei video qui a sinistra ALTERNATIVE AGLI INCENERITORI potete ascoltare Maurizio Pallante, esperto di tecnologie ambientali, spiegare i problemi degli inceneritori e la maniera alternativa per evitare i problemi di rifiuti: la raccolta differenziata porta a porta con tassa pagata dai cittadini in proporzione ai rifiuti che non vengono differenziati, rendendo poi inerti (e non solo secchi da bruciare) le materie non riciclabili. Ascoltatela perchè parla anche dei problemi di diossina derivati dagli inceneritori.

Perchè non applicarla anche in Campania? Io ho conosciuo tante persone di Napoli, di vari ceti sociali, e nessuna di queste persone rispecchia i clichè che vengono dati ai Napoletani in generale, anzi, sono tutte persone estremamente cortesi, precise e severe. Lo scorso anno ero ad un convegno a Napoli, e alla fine abbiamo notato con altri colleghi di altri paesi europei di come l'immagine di Napoli fosse male rappresentata all'estero. Un amico olandese disse che gli avevano riportato in albergo una videocamera che aveva perso in ferrovia. Io credo fortemente che in Campania, come in tutta l'Italia, sia possibile fare della raccolta differenziata porta a porta: non aspettano altro per cambiare l'immagine che il mondo sta avendo di loro ( e dell'Italia).

venerdì 18 gennaio 2008

NO AD UN TERMOVALORIZZATORE A MANDURIA

Non si puà mai stare tranquilli su questa faccia della terra. A Manduria, splendida cittadina, vogliono costruire un termovalorizzatore nonostante il parere negativo della Giunta Comunale. Il 19 Dicembre 2005 (in piena gestione Vendola purtroppo) La Regione Puglia aveva espresso parere favorevole per la costruzione del termovalorizzatore tramite il dirigente del settore Ecologia. E, guarda caso, il Piano Energetico Regionale non parla di termovalorizzatori (basta leggerlo). Il Comune di Manduria ha prontamente presentato ricorso al TAR contra tale decisione, visto i problemi ambientali che avrebbe provocato (hanno anche due discariche e anche un complesso di biostabilizzazione che funziona). E che succede? La Provincia di Taranto (!) chiede la reiezione del ricorso e così pure la società Waste Energy s.r.l. E il TAR respinge il ricorso di Manduria perché “le motivazioni espresse non possono trovare accoglimento”. Conoscendo il Sindaco Massaro, immagino che non si fermerà e farà bene a battersi per evitare questo scempio. Personalmente, confido nell’Assessore Losappio, che ha pubblicamente riportato quanto segue (IL PAESE NUOVO, 16 GENNAIO 2008)

A costoro” (Fitto e Poli Bortone) “e ai consiglieri regionali di centrodestra va ricordato che la sezione centrale della Corte dei Conti ha sottolineato nel rapporto ufficiale del commissariamento nelle regioni meridionali come nello spirito del legislatore europeo ed italiano l’incenerimento rappresenti l’ultima delle soluzioni utili dichiarandola come la meno razionale e per il contribuente italiano”(vedi Pugliese in questo caso)” particolarmente onerosa e a scapito della raccolta differenziata

Conseguenza logica vuole che il termovalorizzatore di Manduria non si faccia.

martedì 15 gennaio 2008

LA LEZIONE DELL'INCENERITORE DI TERNI

A volte constatare di avere ragione sulla pericolosità degli inceneritori provoca dolore. E’ quello che ho provato, quando ho saputo della chiusura dell’inceneritore di Terni e del terribile inquinamento cui è stata soggetta la popolazione. Leggete l’articolo su Repubblica

http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/rifiuti-4/rifiuti-4/rifiuti-4.html

E poi qualcuno li vorrebbe in Puglia e in Campania…. Spero che chi pensa di usarli rifletta su quanto è accaduto a Terni.